Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Industria estrattiva e diritti umani: la via della resistenza

Newark 01.12.2013 Elizabeth Lanzi Mazzocchini  Tradotto da: Jpic-jp.org

Leader religiosi e membri della società civile si sono radunati a Lima, capitale del Perù, dal 1° a 9 novembre, per tre eventi internazionali che hanno esaminato l’impatto sociale e ambientale dell’industria estrattiva.

Dal 1° a 9 novembre, la capitale del Perù ha ospitato tre eventi internazionali che hanno esaminato l’impatto sociale e ambientale delle miniere, al centro dei conflitti causati dalle attività estrattive che continuano a colpire le comunità locali e i membri delle popolazioni indigene in Centro e Sud America. Mentre in Perù si svolgevano queste discussioni, ancora due difensori dei diritti umani venivano assassinati, in Ecuador e Colombia, dalla violenza di governi e società minerarie per aver osato dar voce e difendere le aspirazioni e i diritti delle loro comunità.

Trenta persone, fra religiosi e laici, sono arrivate da 9 paesi dell’America Centrale e Meridionale per incontrarsi a Lima il 4 e 5 novembre e discutere i problemi che hanno maggior impatto nei paesi e nelle comunità dove lavorano per quanto concerne i diritti umani,. La maggior parte dei paesi rappresentati sono flagellati dalle attività minerarie che stanno portando alla distruzione e perdita di ecosistemi vitali per le comunità locali e le popolazioni indigene che da secoli vivono su quelle terre, e si ritrovano sfollate, oltre a violente persecuzioni e repressioni contro i difensori dei diritti umani e violazioni di altri diritti. Nella riunione sono stati esaminati casi dal Perù, Ecuador, Colombia, Cile, Brasile, Argentina, Honduras, El Salvador e Guatemala.

Tra i partecipanti, erano rappresentate diverse organizzazioni nazionali non-governative (ONG) come l’Observatorio de Conflictos Mineros de America Latina (OCMAL), CEHPRODEC dell’Honduras e GRUFIDES del Perù, come pure ONG internazionali come VIVAT International, Franciscans International e Mercy International le quali hanno status speciale consultivo alle Nazioni Unite, dove sono impegnate nel rappresentare e difendere i gruppi più vulnerabili. Erano presenti all’incontro anche la ONG tedesca Misereor -che da anni sostiene il lavoro della Chiesa cattolica in America Latina proprio in riferimento alla problematica dell’industria estrattiva-, così come il lavoro di coordinamento delle congregazioni  in tutto il mondo per GPIC. Lo scopo di questa prima riunione era riunire religiosi e laici -che lavorano in zone vittime delle miniere- per condividere esperienze, identificare e sviluppare strategie di breve e medio termine , adeguate a far fronte –nello spirito del Vangelo - alla complessa realtà dei progetti a grande scala dell’industria mineraria.

La Conferenza Episcopale del Brasile (CNBB) ha preso parte a questa e alle seguenti riunioni di Lima, nella persona di Guilherme Werlang, Presidente della Commissione per la Carità, la Giustizia e la Pace della CNBB. Fra i principali organizzatori c’erano, infatti, la Rede Justiça nos Trilhos e i Missionari Comboniani del Brasile nordorientale che da qualche tempo sono seriemente coinvolti nel lavoro di appoggio alle comunità locali colpite dal Programa Grande Carajás e dall’attività mineraria della compagnia Vale S.A. in Parà e in zone del Maranhão. Monsignor Werlang reiterò l’impegno della Chiesa cattolica del Brasile a stare vicino alle vittime dei progetti minerari di grande scala e sottolineò il coinvolgimento della CNBB nel Comitê Nacional em il dos di Defesa il frente di Territórios à Mineração - Comitato Nazionale per la Difesa del Territorio contro l’industria estrattiva- che da mesi sta discutendo la riforma del codice minerario.

Alla fine della riunione, i partecipanti hanno presentato una richiesta formale perché i vescovi del Brasile appoggino l’organizzazione nel 2014 di una riunione più ampia e inclusiva per tutta America Latina sul tema: “Chiese e Industria Estrattiva”. Un Frate Minore francescano che vive a Roma s’impegnò a trasmettere le conclusioni dell’incontro alla Commissione Pontificia per la Giustizia e la Pace, con la speranza che il Cardinal Turkson accetti d’incontrare alcune delle vittime dei grandi progetti estrattivi e di appoggiare con maggior interesse il lavoro di accompagnamento che le congregazioni religiose già svolgono a servizio di questo gruppo di “nuovi poveri”.

Il secondo incontro, coordinato da Mining Watch, ONG canadese, si è tenuto nei giorni seguenti con la partencipazione di rappresentanti di 25 movimenti sociali e diverse ONG. I partecipanti analizzarono le caratteristiche principali e le ambizioni di alcune grandi società multinazionali che, in America Centrale e Meridionale, sono in prima linea nell’esplorazione e lo sfruttamento di minerali importanti.

Infine anche OCMAL ha indetto, sempre a Lima, la propria 5a riunione biennale dall’8 al 9 novembre, riunendo 70 partecipanti di 9 paesi dell’America Latina. OCMAL è una rete internazionale che rappresenta dozzine di movimenti sociali, organizzazioni e leader di comunità, che si oppongono decisamente all’impatto che l’industria mineraria ha nei loro paesi. La riunione rilevò, fra le altre cose, l’importanza di dare consistente visibilità ai conflitti esistenti e di arrivare a dare una dimensione internazionale alla resistenza e alla protezione delle comunità e dei difensori dei diritti umani perseguitati a causa del loro impegno per i diritti umani e per un libero, preventivo e informato consenso delle proprie comunità minacciate o colpite dal furto di terre.

 

 

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