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Sciopero degli agricoltori e acaparramento di terre in Colombia

Colombia 22.05.2014 Maria Enith Franco, LMC

Nel 2013, i contadini colombiani, stanchi delle perdite economiche e del disinteresse del governo,  scesero in piazza per protestare. Il presidente Juan Manuel Santos mintiò al Paese dicendo “lo sciopero agrario non esiste”. Ma firmò alcuni accordi con gli agricoltori che poi non ha rispettato e dimenticato.

Sono colombiana e, come molti dei miei compatrioti, vivevo immersa nel mio lavoro e non mi curavo di capire cosa stesse realmente accadendo. La radio e la televisione nazionale deformano le informazioni di una maniera quasi sfacciata e ci tiene lontano dalla realtà. Per essermi impegnata nel servizio di Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani, ho cominciato a relazionarmi con il termino Accaparamento di Terre (AT), e attraverso i testi pubblicati nel nostro blog, ho conosciuto l’esistenza di questa triste realtà in diverse parti del mondo: Africa, Asia, incluso Europa e, in proporzione uguale, anche America Latina.

L'anno scorso, durante un’assamblea dei Missionari Comboniani, sono stata invitata a una conferenza tenuta da un funzionario di CODHES (Consulenza per i diritti umani e degli sfollati) sulla situazione dei diritti umani in Colombia. Questa conferenza mi fece conoscere le vere cause e le conseguenze di eventi altamente publicizzati nei mezzi di comunicazione sociale, come i massacri e gli spostamenti forzati di popolazione; fatti questi che mostrano come l'AT in Colombia è un fenomeno che va avanti da anni ed è recentemente aumentato in modo allarmante.

I problemi che affliggono i contadini colombiani spianano la strada a che l’AT si moltiplichi in diverse parti del paese. E' in questo contesto che va situato lo sciopero agricola.

A causa della disinformazione a cui siamo soggetti, i motivi di questo sciopero agricola risultano ambigui all’opinione pubblica colombiana. Per molti, questo problema non ci riguarda direttamente e anche se vediamo i prezzi degli alimentari aumentare o alcuni prodotti scarseggiare, non associamo questi fatti allo sciopero dei contadini. Inoltre, non ci si preoccupa troppo perché non è qualcosa che non possa essere risolto mettendo un po' più soldi nella spesa o sostituendo alcuni prodotti con altri.

Situato in una prospettiva più ampia, invece, lo sciopero dei contadini rende visibile un problema che influisce sul nostro presente e apre una oscura prospettiva per il futuro di tutti i colombiani.

Sulla pagina Facebook del Comité Por La Dignidad Papera y La Soberanía Alimentaria, si può venire a sapere "alcune" delle cause di questo sciopero.

In primo luogo vengono le relazioni commerciali che la Colombia, dagli anni 90 con l'apertura economica, ha stabilito con alcuni paesi e in particolare con gli Stati Uniti.

Da allora, la Colombia ha firmato accordi commerciali che la costringono ad aprire le sue frontiere anche ai prodotti che per tradizione sono sempre coltivati nel paese, come il riso e lo zucchero. Molta gente preferisce i prodotti importati sia per il loro basso costo sia perché i commercianti non indicando apertamente se l’origine è nazionale o straniera. Alcuni addirittura li mescolano di proposito, come nel caso del riso. Questo lascia in svantaggio concorrenziale i contadini che hanno fatto grandi inversioni per la produzione e che devono vendere il raccolto a prezzi più bassi, con il risultato che le perdite economiche si accumulano fino a portarli al fallimento.

Alcuni esperti arrivano a sostenere che con il Trattato di Libero Scambio (TLS) che la Colombia ha firmato con diversi paesi, ha iniziato il momento peggiore per i contadini e per il Paese. E’ quanto sostiene uno dei senatori della repubblica affermando che E’ meglio essere una mucca nell’Unione Europea (UE) che contadino colombiano, perché riceve più dinero dallo Stato una mucca nell’UE che un contadino in Colombia"; nell'Unione europea, infatti, le sovvenzioni agricole sono ben al di sopra di quelle che il governo colombiano assegna allo stesso settore.

Un altro grave problema è la debole politica contro il contrabbando di tutti i generi di prodotti , compresi gli alimentari che entrano in Colombia attraverso le sue lunghe frontiere. Prezzi più bassi e mancanza di indicazioni sulla loro origine rendono fanno che i consumatori li preferiscano.

Associato al TLS c'è un'altra questione altrettanto preoccupante. Il governo attraverso l'ICA- Istituto Colombiano Agronomico- ha approvato la legge 9.70, che regola l'utilizzo di sementi e che costringe gli agricoltori a comprare sementi "certificate". Anche se la sua implementazione è stata sospesa, questa legge è una minaccia latente. Gli agricoltori sarebbero infatti costretti ad acquistare oltre alle sementi anche fertilizzanti e altri prodotti per l’agricoltura, di marchio e relazionato con le sementi, con il pretesto che solo in questo modo si garantirebbe un ottimo raccolto. Su internet è possibile trovare un documentario completo su questa legge e il suo nocivo impatto.

E’ contro tutto questo che i contadini devono combattere ogni giorno, senza dimenticare gli elevati costi dei prodotti per l’agricoltura, i problemi fitosanitari, la siccità, le inondazioni -Chi può dimenticare il dramma dalle inondazioni degli anni scorsi?-. Perfino il presidente della Banca Agricola lo ha confermato in un telegiormale, dicendo che gli agricoltori devono un sacco di soldi alla Banca perché non riescono a bilanciare i costi con le vendite e ottenere un giusto margine di profitto .

Gli agricoltori, attraverso le loro corporazioni, hanno fatto giungere al governo i loro problemi e le loro principali richieste, che sono:

  • L'implementazione immediata di misure per affrontare la crisi della produzione causata dalle importazioni, dal TLS e dall’apertura economica;
  • Il rafforzamento delle politiche anti-contrabbando;
  • L’abrogazione dela legge 9.70;
  • La riduzione dei prezzi dei prodotti per l’agricoltura;
  • L’annullamento dei debiti dei contadini con le banche.
  • Gli investimenti sociali urbani e rurali: il governo deve soddisfare le richieste dei contadini in materia di salute e istruzione.

Ci sono altre questioni sul tavolo; il più grosso è la concentrazione di terre in poche mani causata da problemi relativi ai diritti di proprietà. Il governo pretende limitarsi invece a discutere la questione del debito degli agricoltori con le banche, cosa che poi nemmeno fa.

Nel 2013, i contadini colombiani, stanchi delle perdite economiche e del disinteresse del governo,  scesero in piazza per protestare. Il presidente Juan Manuel Santos mintiò al Paese dicendo “lo sciopero agrario non esiste”. Ma firmò alcuni accordi con gli agricoltori che poi non ha rispettato e dimenticato.

Lo scorso maggio, gli agricoltori sono tornati in piazza per esigere che il governo rispetti gli impegni de 2013, però sono stati in gran parte ignorati perchè l'attenzione dei media è centrato sulle prossime elezioni per la presidenza della repubblica.

Davanti a questa situazione ci chiediamo: quale futuro ci attende se i nostri contadini si danno per vinti e vendono le loro terre al miglior offerente? Gli acquirenti sono pronti a "negoziare" con prezzi senz’altro non equi, ma la cosa peggiore sarebbe che gli agricoltori perdano la loro terra per sempre!

E senza terra (e ovviamente senza casa), andrebbero ad ingrossare le lunghe file di disoccupati di questo paese. Le multinazionali e/o i governi stranieri coltiverebbero i nostri campi, sfrutterebbero le nostre riserve di minerali e di acqua e non ci resterebbe che acquistare dei prodotti esteticamente allineati sugli scaffali dei supermercati, senza sapere da dove vengono e se sono buoni o cattivi per la nostra salute.

Se non vogliamo questo futuro, dobbiamo sostenere i contadini nella loro lotta per mantenere la proprietà delle loro terre e garantire la sicurezza alimentare per tutti i colombiani. Martin Luther King diceva: "Non mi fanno male le azioni dei cattivi, ma l'indifferenza dei buoni”.

 

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