Vol. 8 - N° 8

Gpic Notizie dal Blog di Gian Paolo ? Vol. 8 - N 8

IN EVIDENZA NEL MESE

Liberi di dire quello che ti dicono di pensare?

Grazie ai social network, oggi la catena delle informazioni è quasi illimitata ed apre la strada alla trasmissione di qualsiasi tipo di valori che, non è difficile verificarlo, sono oggi radicalmente cambiati. Valori che in un passato non troppo lontano erano indiscutibili sono oggi considerati obsoleti, impopolari, in contrasto con gli orientamenti della società, e visti come esponenti di un subdolo potere dominante, dell’oscurantismo religioso, del patriarcato e di politiche oppressive delle minoranze. Simbolo ne è il controverso trinomio, Famiglia, Dio, Patria.

I nuovi valori trovano una presunta unità sotto la bandiera dei diritti umani che non possono essere chiamati, né vogliono esserlo, diritti civili, ma piuttosto diritti individuali: aborto, omosessualità, unioni libere, paternità o maternità in affitto, libertà senza limiti di parola e di pensiero, rispetto assoluto della vita privata, mobilità senza documenti, libero scambio senza controlli e tanti altri che dominano l'orizzonte immaginario della società virtuale. 

Il confronto tra diversi valori non si verifica più in un dialogo rispettoso, nell’ambito accademico o politico, con quadri referenziali riconosciuti e accettati. Trabocca di violenza nelle strade, in insulti, in scontri aggressivi e oppressivi di ogni genere considerati, giustamente o erroneamente, come l'ultima risorsa possibile per un'alternativa al pensiero che è considerato ancora dominante.

La libertà di esprimere qualsiasi idea e diffonderla con qualsiasi mezzo può però diventare un'arma di dominio, danneggiare la dignità delle persone e l'integrità della comunità. Tutte le libertà, anche quelle fondamentali come la libertà di pensiero e di espressione, non possono essere illimitate. Il concetto di limite è inerente al concetto di legge in uno stato di diritto e alla convivenza dei diritti nel loro insieme. Le libertà e i diritti degli altri sono limiti e ogni diritto deve necessariamente essere limitato se vuole coesistere con altri diritti in modo ordinato e praticabile. Questo criterio, teoricamente valido, è sufficiente a garantire l’esercizio di un diritto nel rispetto di altri diritti? Non sembra così evidente. Continua a leggere

UNA BELLA NOTIZIA

Potrebbe la pandemia portare a un'economia meno esclusiva?

La pandemia del Covid19 ha accentuato le crisi globali che erano già visibili anche prima e messo a nudo un'economia disfunzionale che costruisce società altamente disuguali. Un panorama che suggerisce percorsi diversi, paure e speranze, ma il cui futuro rimane sconosciuto.

È impossibile prevedere i cambiamenti che deriveranno da questa tragedia, perché "ci sono troppe variabili e interazioni incontrollabili", afferma l'economista brasiliano Ladislau Dowbor, professore laureato presso la Pontificia Università Cattolica di São Paulo, che vede il coronavirus come una crisi per altro aggravata anche da altri fattori.

Le politiche economiche neoliberiste hanno cercato di ridurre il ruolo dello Stato e di rispettare un'austerità fiscale limitando gli investimenti nelle strutture pubbliche della salute. Tutto questo è ora diventato un peso, i poveri sono più vulnerabili al coronavirus e la reattività alla pandemia è diminuita. La disuguaglianza, che si riflette nel reddito, nelle abitazioni e nella scarsa igiene, nel sovraffollamento e nei lunghi spostamenti in trasporti pubblici, favorisce la diffusione del virus e la sua letalità. Questo è stato verificato negli Stati Uniti e si teme che sia ancor più confermato in America Latina e in Africa.

La cattiva distribuzione della ricchezza mondiale erode le difese della società: gli economisti liberali lo riconoscono, perché è stato evidenziato in precedenti epidemie e in catastrofi ambientali.

“Il covid-19 deve aumentare la consapevolezza di questa fragilità, specialmente in Brasile, dove la concentrazione del reddito sta crescendo rapidamente. I suoi 74 mila miliardari del 2012 sono aumentati a 206 nel 2019", afferma Dowbor, basandosi sulla rivista Forbes. Continua la lettura

UNA BRUTTA NOTIZIA

I fantasmi che uccidono di fame i rifugiati in Africa

I fantasmi che uccidono di fame i rifugiati in Africa

La fame è causata da una combinazione di sei flagelli e rappresenta un grave rischio per milioni di rifugiati in Africa, secondo le autorità del World Food Program (WFP) e l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Mancanza di fondi, conflitti armati, catastrofi naturali, interruzioni nelle catene d’approvvigionamento, diminuzione delle entrate e aumento dei prezzi dei generi alimentari sono i fantasmi che stanno lasciando milioni di rifugiati senza cibo. La maggior parte dei 30 milioni di rifugiati del mondo vivono in Africa - senza contare gli sfollati nel proprio paese - e di questi 18 milioni sono affidati alle cure dell'UNHCR.

Prima della pandemia molti rifugiati riuscivano a sopravvivere da soli, ora "dipendono da un aiuto esterno per soddisfare le proprie esigenze alimentari e circa la metà sono bambini", afferma Filippo Grandi, la massima autorità dell'UNHCR. Ecco perché in Etiopia nei campi profughi, il 62% dei bambini soffre di anemia. La PMA, per mancanza di fondi, ha dovuto tagliare dal 30 al 50% il cibo ai rifugiati originari della Repubblica Democratica del Congo, a quelli della Repubblica Centrafricana e a coloro che hanno lasciato la regione del lago Ciad. La PMA assegnerebbe all'Africa 694 dei 1200 milioni di dollari che ha richiesto per aiutare 10 milioni di rifugiati in tutto il mondo. L'UNHCR sta pure cercando 745 milioni di dollari di cui 227 milioni sarebbero per l'Africa.

Sempre se i paesi donatori manterranno le promesse e il prezzo del cibo non continuerà ad aumentare peggiorando la situazione. I prezzi quest'anno sono già aumentati del 27% in Ruanda e sono più alti del 40% rispetto al 2018. Per non parlare del fatto che, oltre ai conflitti armati, all'insicurezza e alla siccità nel Sahel, per esempio, dove ci sono 1,2 milioni di rifugiati, la chiusura delle frontiere per il virus è un ostacolo maggiore all'approvvigionamento alimentare. Vedi

Seis fantasmas dejan sin comida a los refugiados de África Vedi anche Africa: Unhcr-Pam, milioni di rifugiati a rischio fame e malnutrizione a causa del Covid-19

Foto - Fatima è fuggita dalla Repubblica Centrafricana con sua figlia, Aïshatou, in cura per malnutrizione nel Ciad meridionale. © UNHCR / C. Fohlen
CELEBRIAMO!

Sudan: un cambiamento da celebrare?

Il 12 luglio, l'Agenzia Anadolu - 100 anni, ha pubblicato sul suo web, una breve nota di Mohammed Amin con, se saranno messe in pratica, due buone notizie: con ampi emendamenti alle sue leggi penali, il Sudan vieta la MGF (mutilazione genitale femminile) e abroga la condanna a morte per apostasia. Secondo la legge penale del 1991 promossa dal deposto governo di Omer al-Bashir, la pena per l'apostasia era la morte per lapidazione.

In una dichiarazione pubblica, il ministro della Giustizia sudanese Nasredeen Abdulbari ha dichiarato: "Abbiamo annullato l'articolo 126 della legge penale sudanese e abbiamo assicurato la libertà religiosa e l'uguaglianza per la cittadinanza e lo stato di diritto".

Le nuove leggi consentono per i cristiani sudanesi anche di bere alcolici e sono proibite le frustate come punizione. “Tutti questi cambiamenti mirano a stabilire l'uguaglianza di fronte alla legge. Abbiamo abbandonato tutti gli articoli che avevano portato a qualsiasi tipo di discriminazione. Garantiamo al nostro popolo che la riforma legale continuerà fino a quando non avremo abbandonato tutte le leggi che violano i diritti umani in Sudan ", ha sottolineato il ministro, il quale ha anche confermato che le nuove leggi vietano la pratica delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Il ministro ha anche annunciato che il governo sta lavorando per riformare altre disposizioni legali in modo da eliminare ogni tipo di discriminazione nei confronti di donne e bambini.

Vedi l’informazione originale, Sudan repeals death sentence for apostasy e anche Sudan, entrata in vigore la legge contro la mutilazione genitale femminile

© Irin Foto. Giovani ragazze preparate per MGF
AGIAMO!

Sheila Kinsey è una francescana nord americana, fa parte dell’Istituto “Figlie dei sacri cuori di Gesù e Maria (FCJM), ed è anche la segretaria esecutiva della Commissione Giustizia, Pace, Integrità del creato (GPIC) dell'Unione dei Superiori Generali (USG) e dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG). Spiega cosa significhi l’interconnessione.

Sheila Kinsey è coordinatrice della campagna Sowing Hope for the Planet World (Seminare speranza per il pianeta). “Il mondo è interconnesso. Lo sfruttamento della Terra è interconnesso, le ripercussioni dell’estrattivismo (cioè dello svuotamento del suolo sopra e sotto con l’attività mineraria) sulle persone e i suoi effetti negativi sono interconnessi". Per fortuna, "interconnesse lo sono anche le possibilità di costruire una barriera per affrontare lo sfruttamento!"

Sowing Hope è un progetto aperto alle religiose appartenenti a tutte le congregazioni associate all'UISG, e che "hanno l'opportunità di fare la differenza nella cura del pianeta". Questo progetto è il risultato della collaborazione tra la Commissione UISG-GPIC e il World Catholic Movement for the Climate (MCMC). “Il metodo è la teologia del fare: non limitarsi quindi alla diffusione di informazioni, ma spingere all’azione - dice suor Sheila-. Un paese come la Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, è lontano anni luce dall'Amazzonia brasiliana”. Tuttavia, lo "sfruttamento delle miniere che avviene in entrambi i paesi è quasi identico. Esiste una correlazione anche tra lo sfruttamento delle persone schiavizzate e il saccheggio della terra". Continua la lettura

CONOSCERE L'ONU

È questa l'ONU che vogliamo?

Questa sezione della Newsletter si è occupata durante 18 mesi d’introdurre e presentare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Questo spazio sarà ancora dedicato all’ONU, parlando delle sue commissioni, le sue organizzazioni, i temi e i problemi di questo organismo mondiale, che ha risvegliato, come altre istituzioni, molte speranze, per poi lasciare l'amarezza di troppe delusioni.

Quest'anno 2020, l'ONU celebra i 75 anni d’esistenza. Pochi per i problemi affrontati e la portata dei suoi obiettivi. Molti per i pochi risultati ottenuti. Lo sforzo di mettere in vetrina un'istituzione che mostra invece segni di decadenza, non fa però dimenticare la volontà in molti di ringiovanire l'unico organismo mondiale che per le sue ambizioni alla nascita, i suoi statuti e la sua esperienza è oggi l'unica istanza che potrebbe garantire un futuro di pace, benessere e progresso sociale, se solo riuscisse a mettere in pratica il preambolo della sua Carta fondatrice. Dove si dice:

“Noi Popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini

  • a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato,
  • ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale,
  • ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi  non sarà usata, salvo che nell’interesse comune,
  • ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini”.

In un articolo dell'IPS del 9 giugno 2020, Thalif Deent denuncia il primo ostacolo per un'ONU efficiente

al servizio dei suoi ideali fondatori: Los Jefes de la ONU silenciados por las grandes potencias con derecho de veto (I responsabili dell’ONU messi a tacere dalle grandi potenze con diritto di veto). Continuare la lettura

CONTINUARE A SPERARE

Tempeste d'Africa

Storms in Africa è una musica di Enya, inquietante eppure così bella che si potrebbe chiamare Tempesta di bellezza africana! E’ di quella musica universale che giunge così profondamente in fondo all’anima da risvegliare il passato di un fantastico continente, un paradiso di laghi d'acqua perfino nel Sahara. Poco più di 6000 anni fa, infatti, il deserto del Sahara era popolato e ricco di vegetazione, una zona tropicale ricoperta da prati rigenerati da abbondanti piogge. I mutamenti delle condizioni meteorologiche del mondo trasformarono bruscamente questa regione colma di vegetazione in una delle più aride della Terra. Cosa successe? Una ricerca universitaria della Texas A&M nel tentativo di individuare la responsabilità di questa trasformazione climatica indica la circolazione di Hadley originaria nella zona vicino all'equatore. La circolazione di Hadley è una circolazione atmosferica tropicale legata agli alisei subtropicali, alle cinture di pioggia tropicali che influenza il posizionamento di forti tempeste, uragani e correnti di piogge. Quando scende nelle zone subtropicali, può creare le condizioni per il deserto. La maggior parte delle regioni aride della terra si trovano, infatti, in aree al sud delle zone d’influenza della circolazione di Hadley. Per altri scienziati, tuttavia, le Prove suggeriscono che il deserto del Sahara non è una formazione naturale, ma è stata l’azione umana a trasformare la foresta pluviale in savana africana.

Questa musica di Enya sembra, invece, annunciare un ritorno di uragani sull’Africa, causati dallo spostamento dell'inclinazione della terra che riporterebbe le piogge monsoniche. Alcuni esperti affermano che questo avverrà presto, in meno di 200 anni. L'Africa sarà di nuovo un paradiso.

In ogni caso, la musica di Enya cattura la bellezza intensa, selvaggia, mistica e vibrante dell'Africa. Per lo meno, la bellezza della terra, dimenticandosi della politica, della miseria, della povertà (per quanto importante siano e da non ignorare), mostrando il cuore di un mondo primordiale, che va oltre gli umani e il mondo artificiale. Ascoltando questa musica e guardando le immagini, la mente corre all'infinita savana. Le nuvole che si radunano in estate ruggiscono e borbottano mentre diventano pesanti, mentre in lontananza la gente comincia a battere i tradizionali tamburi bongo, alzando gradualmente il ritmo, fino a quando le nuvole ne ripetono l’eco, si sintonizzano al loro ritmo e l'intero paesaggio si prepara per la tempesta e il tuono. Guarda e goditi Storms in Africa

DA RIFLETTERE

Sarà il Covid-19 a definire il nostro futuro?

In soli quattro mesi, il virus si è diffuso dalla Cina in tutto il mondo. A metà aprile 2020, un quarto della popolazione mondiale era in reclusione. Alla fine di giugno, questa pandemia mondiale continua a crescere, con oltre 10 milioni di casi confermati. Il bilancio delle vittime globale supera il mezzo milione (NYT, 29 giugno 2020). “La storia ci insegna che le pandemie possono cambiare radicalmente le cose”. Lo farà anche il Covid-19? Quali sono gli impatti del Covid19? L'attenzione è rivolta all'economia. Con troppa gente confinata e senza lavoro, tutte le proiezioni e i piani fatti in gennaio 2020 sono crollati. Dall'attesa crescita globale del 3,3%, passando per la minaccia di una crescita fortemente negativa, la seconda parte del 2020 da poche e deboli speranze di superare rapidamente la grave realtà della crisi economica mondiale.

Questa crisi economica interesserà ancora di più i paesi poveri e quelli meno sviluppati secondo il rapporto di Oxfam International, Dignity not Destitution del 9 aprile 2020, “Covid-19 potrebbe ridurre in povertà 500 milioni di persone”. Sarebbero necessari 2,5 trilioni di dollari per assicurare "liquidità a coloro che hanno perso il loro reddito e salvare le piccole imprese più vulnerabili" e per "cancellare l'incredibile debito di un trilione di dollari che i paesi poveri e in via di sviluppo sono tenuti a pagare nel 2020 a paesi e istituzioni ricche”. Ma, "i paesi ricchi, che stanno cercando affannosamente quantità fenomenali di denaro per i loro bisogni domestici, penseranno di rispondere anche alla difficile situazione dei poveri a livello globale?", si chiede Sean McDonagh nell’articolo How Covid-19 will shape the future (Come Covid-19 modellerà il futuro?).

Inoltre, sta facendosi strada una diversa prospettiva, quella di collegare la pandemia del Covid19 alla distruzione della biodiversità. McDonagh ricorda l'espressione spagnola "Dio perdona sempre, noi perdoniamo qualche volta, la natura non perdona mai", citata da Papa Francesco anche se in una riflessione centrata "esclusivamente sulla dimensione umana della crisi". Continua la lettura

RISORSE

“La dittatura dell’economia”

“Così come il comandamento ‘non uccidere’ pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire ‘no a un’economia dell’esclusione e della iniquità’. Questa economia uccide”. Il saggio - a cura di Ugo Mattei e introdotto dalle parole di Luigi Ciotti - raccoglie otto interventi tra i più attuali e importanti di Papa Francesco: globalizzazione, lavoro, economia, capitalismo, vite ai margini della società, ecologia e cura del pianeta Terra. Un grido d'allarme, contro l'economia che ci sovrasta, per affermare la difesa dell'umanità e del suo futuro. Un grido che unisce l’enciclica ‘Laudato sì’ sull’ambiente con la spiritualità ecumenica di Schumacher; l’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ sulla globalizzazione dell’indifferenza con l’‘Odio gli indifferenti’ di Gramsci; il discorso di Francesco sul capitalismo e la società degli scarti con la banalità del male di Hannah Arendt. Estratti del libro.

Ciò che è “inquietante” oggi “è l’esclusione e la marginalizzazione dei più da una partecipazione equa nella distribuzione su scala nazionale e planetaria dei beni sia di mercato sia di non-mercato, come la dignità, la libertà, la conoscenza, l’appartenenza, l’integrazione, la pace”.

“Con un ricorso storico ancora non sufficientemente notato dal dibattito pubblico, la contesa per il dominus mundi, il potere planetario capace di indirizzare il cammino di tutta l’umanità, vede nuovamente protagonisti l’Impero e il Papato”, scrive nell’introduzione Mattei. Lo scontro fra le due grandi forze che si contendono il dominio sul mondo sono ancora queste. Da un lato l’Impero, al momento trionfante, delle società capitalistiche, smart, ‘tecnottimiste’, in mano a leader milionari; dall’altro il Papato “che, guidato dall’attuale pontefice Francesco, incarna la rivoluzione al sistema e la speranza di una conversione ecologica dell’umanità. Uno scontro del bene contro il male, dei guelfi contro i ghibellini 3.0”. Continua a leggere

TESTIMONIANZA

Dar da mangiare durante l'emergenza Covid-19

Il 16 marzo 2020, con la dichiarazione dell'emergenza sanitaria, in Ecuador furono sospese tutte le attività e i servizi che prevedevano la presenza di oltre 30 persone. Anche il "Pasto dei poveri" della Caritas “Oscar Romero” (Manta-Ecuador) fu sospeso. Tuttavia, giorno dopo giorno la vulnerabilità delle persone e delle famiglie che trovavano sostento in questo "Pasto" andò crescendo perché in gran parte avevano su unico ingresso in lavori informali anch'essi sospesi.

Il senso di solidarietà ci richiedeva di riprendere l'assistenza agli individui e alle famiglie, implementando un metodo sicuro e pratico per fornire loro almeno un pasto caldo. Il progetto del "Pasto dei poveri" della Caritas-Manta fu riorganizzato e chiamato "Emergenza alimentare". Dal lunedì al sabato, si preparano pasti caldi che vengono distribuiti in strada e nelle case delle famiglie che in precedenza frequentavano il "Pasto dei poveri". Ogni giorno vengono serviti circa 200 pasti, di cui circa il 98% alle famiglie con un alto livello di necessità.

Per rispettare le norme dello stato d’emergenza, il cibo viene preparato nella casa delle suore della Divina Volontà, domicilio della Fondazione Caritas-Manta. La direzione è in mano al sacerdote responsabile della pastorale della mobilità umana, assecondato dall'amministratrice laica della Caritas e da diversi volontari che assicurano la preparazione del cibo e il processo logistico per la consegna del pranzo alle persone per strada e alle famiglie in difficoltà.

L'autogestione dei costi è assicurato da donazioni in alimenti o denaro. Il Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti ha contribuito con un'unica donazione per iniziare e portare avanti il progetto per il primo mese.

L'igiene, la manipolazione e la preparazione degli alimenti rispettano gli standard e i protocolli d'attenzione e prevenzione per evitare ogni contaminazione, garantire una cottura sana, mantenere il cibo alla temperatura corretta, e usare sempre acqua pulita. Il personale di cucina fa uso degli indumenti adeguati.

Tutti i partecipanti al progetto, compresi i volontari, si sottopongono a controlli quotidiani e il loro stato di salute viene verificato con il monitoraggio continuo delle loro condizioni fisiche.

La distribuzione del cibo avviene in due modi: consegna diretta alle famiglie, il cui indirizzo è noto; o alle persone per strada. Per evitare affollamento, si organizzano in file con la distanza sociale di due metri e con l'uso di maschere. Il personale collaboratore è anch'esso dotato di tutti gli strumenti di protezione. In numero degli impoveriti è in aumento, e progetti come "Emergenza alimentare" sono sempre più necessari. E diventano un segno.  Continua a leggere

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