Nel dicembre 2020, il Belgio terminerà il suo mandato come membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell-ONU. In questa occasione, la piattaforma WING (War Is Not a Game) - composta da WAPA, Justice & Paix, GRIP e Croce Rossa Belga - ha lanciato una petizione per chiedere al Belgio di incoraggiare gli Stati a migliorare la protezione dei bambini contro il reclutamento e la partecipazione nelle ostilità.
I bambini soldato sono sempre stati sfruttati nel corso della storia. Attualmente, sebbene non sia possibile contare il loro numero esatto, si stima che i bambini soldato siano tra 250.000 e i 300.000, reclutati e utilizzati nei conflitti armati in tutto il mondo. Ci sono molti modi per definire come e perché i bambini vengono coinvolti in conflitti con forze e gruppi armati. Alcuni vengono rapiti e picchiati per obbligarli; altri si uniscono a gruppi militari per sfuggire alla povertà, per difendere le loro comunità, per un sentimento di vendetta o per altri motivi. Ci sono anche molte idee su come aiutare i bambini a riprendersi dai traumi.
Chi sono i bambini soldato?
Un bambino associato a una forza armata o a un gruppo armato, se lo definisce come tale se è una persona di età inferiore ai 18 anni che è, o che è stata, reclutata o utilizzata da una forza armata o da un gruppo armato in qualsiasi veste, inclusi bambini, ragazze e ragazzi utilizzati come combattenti, cuochi, facchini, spie (Vedi: Paris Principles 2007).
I bambini hanno meno conoscenze sulla guerra e un senso del pericolo meno sviluppato; sono quindi esposti a essere inviati in una varietà di missioni pericolose e talvolta reclutati per missioni suicide. Le ragazze sono spesso usate come "mogli" (schiave sessuali) per i soldati maschi; si stima che il 30% dei minori soldato siano ragazze. I bambini hanno anche bisogno di poco cibo e sono spendibili e sacrificabili a causa del gran numero di bambini nei paesi in via di sviluppo.
Indipendentemente dal modo in cui vengono reclutati e dal loro ruolo, i bambini soldato sono vittime, la cui partecipazione al conflitto provoca gravi implicazioni per il loro benessere fisico ed emotivo. Sono comunemente soggetti ad abusi e la maggior parte di loro diventa testimone di morti, omicidi e violenza sessuale. Molti sono costretti a commettere atti violenti e subiscono gravi conseguenze psicologiche che perdurano a lungo.
Le conseguenze
"L'uso dei bambini nei conflitti armati vuol dire ipotecare il loro futuro e il futuro della società nel suo insieme. La guerra non è un gioco per bambini; genera tutte le disgrazie del mondo condannando i bambini nella spirale della violenza"(Patrick BALEMBA, Justice et Paix Senior).
Il reinserimento di questi bambini nella vita civile è una parte essenziale del lavoro per aiutarli a ricostruire le loro vite. Tuttavia, spesso i bambini soldato non possono tornare dalle loro famiglie e comunità perché sono stati costretti ad uccidere famigliari o vicini. Gli eserciti spesso lo fanno intenzionalmente in modo che i bambini non se la sentano di scappare e tornare a casa. Le ragazze spesso rimangono incinte e diventando madri dei figli di ribelli e sanno che non saranno accettate dalle loro famiglie.
Diritto internazionale
Nel 2000, l'Assemblea generale dell’ONU Unite ha adottato il protocollo facoltativo da annettere alla Convenzione sui diritti dell’infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati per proteggere i bambini dal reclutamento e dal loro coinvolgimento nelle ostilità.
Il diritto internazionale stabilisce quindi che il reclutamento e l'uso di bambini soldato di età inferiore ai 15 anni è un crimine di guerra, due terzi dei paesi ritengono che l’arruolamento forzato di ragazzi di età inferiore ai 18 anni debba essere vietato, e che l'arruolamento volontario non debba essere consentito al di sotto dei 16 anni.
Nel giugno 2013, l’ONU ha fissato l'obiettivo di abolire i bambini soldato a livello globale entro il 2016. Nel 2014, il Rappresentante Speciale sul tema, appoggiato dall'UNICEF, ha lanciato la campagna “Children, Not Soldiers” (Bambini, non soldati) per raggiungere un consenso globale sul fatto che i bambini soldato non dovrebbero essere usati in conflitto. La campagna fu concepita per generare un impulso, una volontà politica e un sostegno internazionale per voltare pagina, una volta per tutte, sul reclutamento di bambini da parte delle forze di sicurezza nazionali in situazioni di conflitto.
La campagna ha ricevuto il sostegno degli Stati membri, dell’ONU, delle ONG partner, delle organizzazioni regionali e del pubblico in generale. Il Consiglio di sicurezza e l'Assemblea generale dell’ONU hanno accolto con favore la campagna "Bambini, non soldati" e hanno chiesto aggiornamenti regolari attraverso le relazioni del rappresentante speciale.
Al momento del lancio, i Paesi mirati dalla campagna erano: Afghanistan, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Somalia, South Sudan, Sudan and Yemen. I rappresentanti di ciascuno di questi Paesi hanno partecipato all'evento del lancio ed hanno espresso il loro pieno sostegno per raggiungere gli obiettivi di "Bambini, non soldati".
La campagna si è conclusa nel 2016, ma il consenso previsto non è ancora del tutto una realtà anche se migliaia di bambini soldato sono stati rilasciati e reintegrati e tutti i governi interessati dalla Campagna si sono impegnati in un Piano d'Azione in unione con l’ONU.
Il Ciad e la Repubblica democratica del Congo hanno messo in atto tutte le misure necessarie per porre fine e impedire il reclutamento di bambini nelle loro forze armate. Le crisi in Sud Sudan, Somalia e Yemen hanno ostacolato il raggiungimento dell’obbiettivo, ma si sono registrati comunque progressi in Somalia, Sud Sudan e Yemen e si è notata una riduzione dei casi accertati di reclutamento e utilizzo di bambini da parte delle forze di sicurezza nazionale in Afghanistan, Myanmar e Sudan.
"Centinaia di migliaia di bambini sono stati probabilmente associati a forze armate o gruppi nell'ultimo decennio. Il reinserimento di questi bambini rimane spesso marginale nei processi di pace. Occorre dare loro i mezzi per ricostruire la loro vita con le loro famiglie e le loro comunità offrendo loro alternative vere, come l'istruzione o la formazione professionale, che permettano loro di assicurarsi un futuro e soprattutto consenta loro di evitare il rischio di un nuovo reclutamento"(F. Cassier Croix-Rouge Belgique)
Qui per firmare la petizione, una pagina dove si trova anche il Ministero degli Esteri belga per contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di 5000 firme!
Vedi anche War Is Not a Game e 10 Facts About Child Soldiers You Should Know
Lascia un commento