Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Rendere la pace una condizione permanente di vita

http://www.labarcaeilmare.it 31.03.2025 Savino Pezzotta Tradotto da: Jpic-jp.org

Il rischio drammatico di abituarsi alla guerra. E il rischio corrispondente di confinare la pace nel mondo delle utopie. La pace è diventata ancora più necessaria

Negli ultimi anni, il mondo sta assistendo a un fenomeno preoccupante: l’abitudine alla guerra. Le campagne psicologiche di massa, volte a presentare la catastrofe come un orizzonte normale, stanno trasformando il conflitto in un’ordinaria amministrazione della politica internazionale. Le guerre moderne, come quelle in corso, non sono più soggette al controllo popolare, ma sono dominate da autocrati, dittatori e interessi economici.

I media e l’anestesia morale

I mass media, invece di essere un’onda di riflessione critica, spesso si limitano a descrivere chi vince, chi perde, chi avanza o arretra. I morti, i feriti, le città distrutte diventano numeri freddi, lontani dalla realtà umana. Questa rappresentazione contribuisce a svuotare la guerra del suo significato di dolore e di distruzione. I resoconti sulla guerra in Ucraina o su Gaza, spesso privi di pathos, riducono il massacro a cronaca.

Tuttavia, non tutti i giornalisti si adeguano a questa tendenza. Alcuni continuano a illustrare i fatti bellici con onestà intellettuale, permettendo ai lettori di costruirsi una opinione e così di poter esprimere una valutazione etica, non solo politica o economica.

Il Ruolo della politica e dei media nella paura

Quando i politici europei e italiani parlano di una minaccia di aggressione, di guerra nucleare come se fosse imminente, centinaia di migliaia di italiani si sentono spaventati e cercano rassicurazioni. È comprensibile! Forse non possiamo esercitare un poco di malizia e sospettare che dietro queste parole si nasconda una manipolazione politica. Ogni volta che si accende la radio o la televisione, il messaggio è chiaro: armarsi, prepararsi al peggio. Ma è davvero necessario, o si tratta di una strategia per giustificare scelte pericolose? Questa è la domanda che mi angoscia.

Papa Francesco e l’allarme morale

Papa Francesco non ha dubbi: il mondo è immerso in una campagna psicologica che normalizza la guerra e che esorta i popoli ad accettare il disastro come inevitabile. Le sue encicliche esortano i cattolici e tutte le persone di buona volontà a rifiutare questa manipolazione, a non accettare il politicamente corretto che cancella la realtà della guerra come crimine contro l’umanità.

La Pace: un concetto da riscoprire

Il problema della pace è ormai confinato ai margini del dibattito pubblico e chi vi continua a credere è tacciato di ingenuo o di utopista. L’accento è ormai posto sulla guerra, sul riarmo e questo ha due conseguenze gravissime.

La prima è che la parola “pace” è stata svuotata del suo significato politico, generativo e umano, ridotta a un semplice intervallo tra i conflitti. La guerra e non la pace è diventata l’elemento “naturale” della vita sociale e della condizione umana, e pertanto accettata come ineliminabile.

La seconda conseguenza è che l’impegno politico, sociale e religioso si è concentrato sulla limitazione e legittimazione degli atti di guerra, sulla deterrenza e sulla regolamentazione dei conflitti, piuttosto che sulla loro prevenzione.

Una svolta necessaria

La pace deve tornare al centro del discorso politico e sociale. È questa la richiesta della maggioranza dei cittadini, stanchi di vedere il mondo precipitare in un abisso di violenza e distruzione.

È tempo di rifiutare che in modo subdolo ci venga riproposta l’idea della guerra “giusta” e il conflitto bellico la ratio dominante. In un mondo che sembra aver perso la bussola morale, la pace non è un’utopia, ma una necessità. E abbiamo tutti il dovere di lottare per renderla possibile.

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