Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Il giubileo, oggi, conviene a tutti?

Corriere.it 19.12.2024 Alberto Melloni Tradotto da: Jpic-jp.org

Il nome deriva dal corno del Levitico e la perdonanza celestiana: un percorso fatto di convenienze, riti popolari e tradizione. Viaggio attraverso i secoli: origini del giubileo (che oggi conviene a tutti). Un sistema che «rende» al papato, ai fedeli, a Roma.

Scritto ormai tutto dentro il pentagramma cattolico e papale, il giubileo è oggetto non da oggi di lazzi e scetticismi: «un solo giubileo pe’ tanti ladri è ppoco», diceva il Belli; e in età di tangentopoli la definizione di «madre di tutte le tangenti» non andava lontana dal vero. Eppure, proprio per questa sua natura così impura, rivestita di aspirazioni di carriere e dosate forme di papolatria – il giubileo sembra un male necessario non solo ai cattolici, ma al nostro tempo. Perché tocca un nodo ineludibile: nodo politico e spirituale, economico e psicologico, diplomatico e teologico che è quello della «remissione», dello «affrancamento», del «perdono». E non è chi non veda che ad un certo punto – dopo che il sangue avrà smesso di irrigare la terra, quando lo sfruttamento delle terre non avrà più nulla da rapinare, quando la terza guerra a capitoli ormai affidata ai rilegatori del Levante avrà esaurito il suo potenziale distruttivo – dopo tutto questo non basterà nulla che non sia all’altezza della promessa giubilare che il Levitico esprime con un linguaggio volutamente mitico: «Santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi uno yobel: ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia».

Yobel (traslitterato da Girolamo nel latino iubilaeum): come il montone, come il corno che lo annuncia: che restituisce a Dio il suo posto di unico signore della terra e dei viventi, attraverso la cancellazione dei debiti, la liberazione degli insolventi e la cancellazione delle ipoteche esistenziali e territoriali. La Bibbia (che poi non ne ricorda l’implementazione) fissa questo anno giubilare usando una metrica mistica: sette volte sette anni, scandisce così un ritmo nel quale la giustizia cede il passo alla grazia.

Se i maestri rabbinici discutono molto sul senso e i dettagli del giubileo, nella tradizione di Israele non è ricordata una prassi giubilare: il che lascia campo alla chiesa per appropriarsi (una delle tante espressioni della teologia della sostituzione definita «supersessionismo») della indulgenza del giubileo e scriverla per secoli nei sacramenti, nella penitenza, nella disciplina del pellegrinaggio. Incluso dal secolo XI il pellegrinaggio armato della Crociata, che offre perdono (eterno) a chi combatte per Dio.

Un sistema che ammette qualche eccezione dal secolo XIII di remissione gratuita e disarmata: Onorio III concede infatti la stessa indulgenza a Francesco per i pellegrini della Porziuncola (1216), a chi va alla tomba di Tommaso Becket (1220), o a chi, per decisione di Celestino V, va a Collemaggio e ottiene «perdonanza» (1294): il suo successore, Bonifacio VIII, la revoca e ribandisce la crociata, ma inciampa su una convinzione popolare romana. Corre voce che chi andrà in san Pietro il primo gennaio 1300 avrà perdono di tutti i peccati, senza pagare e senza ammazzare: e davanti alla «fede popolare» si decide a febbraio ad impossessarsi della devozione, a renderla lucrosa, a disciplinarla dando il via a quel che il giubileo «romano» è e sarà sempre: un conglomerato di affari e devozione, trionfalismi e corruzione, potere e pietà, opere pubbliche e opere di bene. Ingredienti amalgamati da una partecipazione popolare e popolana straordinaria, che rende a tutti.

Rende al papato: al punto che il ritmo giubilare verrà intensificato con giubilei ogni 25 anni (come il 2025), i giubilei straordinari e dal sec. XX quelli del 33 e 88 (presunto anniversario della morte in croce di Gesù). Il giubileo per chi amministra Roma è occasione di grandi spesa, dal Trecento fino al nostro secolo, e di scelte bizzarre che vanno delle corride a piazza san Pietro fino alla mascotte del giubileo 2025 che ha fatto impazzire i social e l’allarme dei catto-nevrotici che considerano blasfemo il pupazzetto disegnato da Simone Legno– autore attivo anche in opere non meno kitsch, ma assai più profane. Rende a Roma, che vende stanze e souvenirs pittoreschi. Il cui culmine fu nel 1900 la paglia su cui dormiva il papa «prigioniero in Vaticano».

Rende ai fedeli: a quelli che decidono di approfittare del giubileo per fare un po’ di turismo, e a quelli che all’ombra di mercanti e mercanzie, esprimono però quel bisogno di affrancare (affrancare soprattutto Dio dall’uso che ne fa chi usa il suo nome per sacralizzare la sua ferocia e i suoi complessi) e di essere affrancati (dalla colpa, dallo stigma, dalla solitudine).

Sarà così anche nel 2025: anno che porta con sé grandi anniversari, come quello del primo concilio di Nicea, dove una formula di catechesi battesimale diventò il Credo che Oriente e Occidente professeranno insieme il 24 maggio, con la visita di Francesco al patriarca ecumenico Bartholomeos; e anniversari più taglienti, come il sessantesimo della fine del Vaticano II, che vede sul trono di Pietro il primo papa diventato prete dopo il concilio.

E che porta con sé il bisogno di guardare al di là del prevedibile congegno per cui la guerra mina le democrazie e le autocrature la ripropongono come strumento per la soluzione delle crisi: quando papa Francesco ha scelto la «speranza» come parola chiave del giubileo si poteva ancora pensare che fosse una opzione fra le tante. Oggi appare come una lettera ad un domani al quale arriveremo tutti come «reduci laceri e stanchi» e alcuni con le insegne degli «inutili eroi» (Gaber): e quindi col bisogno di credere che in un angolo misterioso del tempo (sette per sette più uno) c’è un corno che ci trasporta ad un domani che abbiamo solo bisogno di sapere che esiste. Non ostante tutto, esiste.

Viaggio attraverso i secoli: origini del giubileo (che oggi conviene a tutti) 

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I commenti dai nostri lettori (1)

Bernard Farine 27.02.2025 Le texte est littéralement lisible, mais assez alambiqué et avec des référence qui m'échappent et qui rendent sa compréhension difficile et, de mon point de vue de peu d'intérêt. En bref, je n'ai pas du tout accroché.