Domenica 6 febbraio nella Chiesa I Martiri d´Uganda, il cardinal Adrien Théodore Sarr ha presieduto una solenne Eucaristia d’apertura per il Foro Sociale Mondiale (FSM). E’ la prima volta che una cerimonia confessionale apre un FMS che si vuole, per definizione e statuto, apolitico e areligioso..
La giustificazione é stata semplice: gli ideali, i principi, gli obiettivi del FSM coincidono pienamente con quelli dichiarati e sostenuti nelSecondo Sinodo Speciale dei Vescovi per l´Africa.
Da parte sua il Cardinale ha esigito, come condizione, che la celebrazione si svolgesse lontano dalla cattedrale, troppo vicina al palazzo presidenziale, e in un contesto popolare, povero, multietnico e multi-religioso come appunto é quello della Parrocchia Martiri d´Uganda.
La celebrazione, sobria ed elegante, si é svolta in una chiesa accogliente, luminosa, dotata di un’acustica eccellente. La sua struttura ad anfiteatro ha permesso una partecipazione sentita e profonda da parte dei numerosi partecipanti al Foro, dei fedeli della parrocchia e dei numerosi giovani.
La liturgia ha combinato, con perfetta sequenza, i ritmi esuberanti africani con la solennità contenuta del gregoriano cantato alla perfezione, non solo dalla corale ma da quasi tutti i presenti.
Il cardinale Sarr nella sua omelia, lucida e chiara come é nel suo stile, si é rifatto per tre volte al secondo Sinodo Speciale dei Vescovi per l’Africa, sottolineandone la continuità di impegno sociale per il bene degli africani, insistendo sui valori condivisi di giustizia, pace e sviluppo, centrali ai due eventi, e indicando per il cammino futuro la dimensione politica che ogni impegno sociale e cristiano deve arrivare ad assumere. Ha ricordato che la democrazia nella vita politica é oggi un’esigenza fondamentale per la ricerca del bene comune e la condivisione dei beni, facendo riferimento con rispetto e semplicità, ma anche con fermezza e chiarezza, alla situazione attuale del Senegal. Dietro la facciata di ordine, calma, libertà di espressione si percepiscono infatti fermenti di scontento che oscurano l´orizzonte di questo Paese per tanti versi simpatico.
Nel suo discorso, il Cardinale ha anche anticipato la risposta a due domande fondamentali che gli abbiamo proposto.
La prima: che cosa si aspetta e cosa offre la Chiesa del Senegal dal e al Sinodo. Si aspetta un impegno per la giustizia sociale che non sia la proclamazione teorica d’ideologie e proposte, ma di realizzazioni concrete in favore di chi soffre, cerca e vive l´incertezza del futuro. E offre il servizio evangelico della luce e del sale. Ha ripreso più volte, al sistema catechetico africano, il ritornello: Perché meravigliarsi dell´ingiustizia, dell´oppressione, della disparità sociale se i cristiani non rischiarano il cammino del mondo e non “salano” la terra su cui vivono? Ed ha parlato con insistenza dei servizi cha da’ il sale: protegge dalla corruzione, brucia la putrefazione, da’ sapore a quanto si mangia. Senza il sapore di Dio ogni sforzo umano per “Un mondo diverso” che é possibile ma che si vuole migliore, rischia di fallire.
Ed ecco la risposta alla seconda domanda: la Chiesa é presente in questo evento, un sacerdote diocesano ha fatto il discorso inaugurale al Foro Teologico, il cardinale ha celebrato l´eucaristia di apertura, ma non si presenta né formalmente né ufficialmente: “Vogliamo essere fermento ma dal profondo intimo delle azioni e degli avvenimenti, con umiltà e discrezione, come la convivenza e il dialogo di vita di secoli con l’islam ci ha insegnato”.
Gian Paolo
Dakar 06.02.2011
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