"Non insultare un coccodrillo prima di aver attraversato il fiume", dice un proverbio Ewé (Togo). Fate attenzione a non pretendere la vittoria prima del tempo! consiglia la saggezza popolare.
C'era una volta una lepre che era diventata un uomo d'affari. Si metteva in viaggio, trasportava merci dalla sua zona d'origine e andava a venderle nei villaggi più lontani dove c'era una grande richiesta delle sue merci.
Le stava andando molto bene e guadagnava un sacco di soldi. Molti volevano imparare da lei per guadagnare così tanto denaro. Un giorno la lepre partì come al solito. La iena la vide passare e la pregò di permetterle di andare con lei. La lepre le dette permesso.
Mentre i due passavano, il leopardo li vide e pregò la lepre di permettergli di andare con lei. La lepre gli dette il permesso. Al passaggio dei tre, il leone li vide e pregò la lepre di permettergli di andare con loro. La lepre gli dette il permesso. Al passaggio dei quattro, il mamba nero li vide e pregò la lepre di pregò la lepre di permettergli di andare con loro. La lepre gli dette il permesso. Mentre camminavano sotto il sole sempre più lontano da casa, si sentirono stanchi. Decisero di riposare all'ombra di un grande albero sulla riva di un grande fiume.
Il leopardo aveva sete. Ordinò alla iena di andare in fretta a prendere dell'acqua dal fiume, per darla da bere a tutti. La iena si oppose con decisione a quell'ordine. Si rifiutò. Disse che non era la serva del leopardo per ricevere degli ordini da lui.
Il leopardo si arrabbiò. Non accettò di buon grado la disobbedienza. Saltò di colpo addosso alla iena, e le spezzò il collo uccidendola all'istante. Gonfio di trionfo, il leopardo rivendicò con arroganza la proprietà dei beni della iena morta.
Il leone fece un sorriso ironico. Anche lui aveva sete. Ordinò al leopardo di andare velocemente a prendere l'acqua dal fiume, per darla da bere a tutti. Il leopardo si oppose a quest'ordine. Si rifiutò. Disse che non era il servo del leone per ricevere ordini da lui.
Il leone si arrabbiò. Non accettò di buon grado la disobbedienza. Si avventò sul leopardo gli spezzò il collo e lo uccise all'istante. Gonfio di trionfo, il leone rivendicò con arroganza la proprietà dei beni del leopardo e della iena morti.
Il leone fece poi un altro ironico sorriso. Si girò e guardò il mamba nero e gli ordinò d’andare in fretta a prendere dell'acqua dal fiume, per dar da bere a tutti.
Il mamba nero si oppose all'ordine. Si rifiutò dicendo che non era il servo del leone per ricevere degli ordini da lui.
Il leone si arrabbiò di nuovo. Non accettò di buon grado la disobbedienza. Alzò la sua zampa anteriore destra e scaraventò in basso come una clava sulla testa del mamba nero. Voleva colpirlo alla testa e ucciderlo all'istante.
Il mamba nero scansò appena in tempo il colpo mortale, rovesciò all'indietro la sua testa eretta e dalla sua lingua biforcuta affigliò al leone due rapidi morsi sulla stessa zampa che quasi lo aveva schiacciato a morte.
Il leone rimase immediatamente paralizzato. Cominciò a rantolare in cerca d'aria. Crollò a terra morto in pochi minuti. Gonfio di trionfo, il mamba nero rivendicò con arroganza la proprietà dei beni del leone morto, del leopardo morto e della iena morta. Fece le sue rivendicazioni mentre si gongolava sulle tre grosse bestie morte, i cui corpi si stavano gonfiando sotto il sole cocente.
La lepre tremava di paura come una foglia al vento, terrorizzata per la sua stessa vita. Sapeva che ormai erano rimasti solo loro due. Sapeva di non essere all'altezza del mamba nero. Tuttavia, si sforzò di fare buon viso a cattivo gioco. E si mise a pensare in fretta.
Cominciò per accettare prontamente tutte le pretese del mamba nero e a lodare il mamba nero fino al cielo definendolo la più potente di tutte le creature. Aggiunse che era evidente che quel mamba nero era più potente del leone morto, del leopardo morto e della iena morta.
Mentre lodava il serpente prese un grande secchio di metallo vuoto, con il suo coperchio.
"A cosa serve? Stai andando ad attingere l'acqua per me?" chiese curioso il mamba nero alla lepre.
"No, signore! Dobbiamo fare prima le cose che prima vanno fatte! Questo è per lei, signore. Dobbiamo prima assicurarci la sua vita. Mentre sono via per attingere l'acqua, gli uomini delle canoe potrebbero vederla e venire a ucciderla. Non voglio che la vedano. Perché se la vedono, non si sentiranno più a loro agio e molto probabilmente cercheranno di romperle la testa a bastonate. Oppure tirandole pietre da una distanza di sicurezza. Lei conosce la tradizionale inimicizia tra uomini e serpenti! Venga qui, signore, per la sua sicurezza! Si avvolga qui dentro, signore, e si nasconda. Vi metterò sopra il coperchio e rivendicherò tutti questi beni come miei mentre lei è ben nascosta nel secchio. Non si accorgeranno di nulla", disse la lepre, in modo molto convincente.
"Geniale!", esclamò il mamba nero mentre si arrotolava velocemente all'interno del grande secchio di metallo. La lepre mise rapidamente il coperchio sopra il secchio. Poi mise una grossa pietra ben pesante sopra il coperchio. Il masso era così pesante che il mamba non sarebbe riuscito a spingere via il coperchio dall'interno del secchio.
"Solo un momento, signore!", disse la lepre allontanandosi in fretta.
Dopo pochi minuti, la lepre tornò con alcuni ramoscelli secchi e legna da ardere in mano. Sistemò tre grandi pietre come base per il secchio. Mise il secchio sulle tre pietre. Poi mise la legna da ardere sotto il secchio tra le pietre e con i ramoscelli accese subito un fuoco divampante.
La lepre tirò finalmente un sospiro di sollievo e si sedette all'ombra sotto un albero con un gran sorriso che si disegnava sul suo volto. Era l'immagine perfetta della soddisfazione. Ora poteva riposare. E soprattutto, non temere più per la sua vita. Il pericolo stava per essere eliminato.
Il mamba nero si rese conto troppo tardi di ciò che la lepre stava facendo. Frustrato e impotente, arrabbiato ed arrabbiato con la lepre senza tuttavia poter fare nulla contro la lepre, se non lanciarle raffiche di parolacce.
Il mamba nero continuava a imprecare contro la lepre cercando con tutte le sue forze di spingere via il coperchio del secchio, senza riuscirci. Il sasso sul coperchio era troppo pesante per lui. Il secchio diventava sempre più caldo. Il serpente all'interno stava ormai per essere cotto vivo. Il mamba nero, che aveva ucciso il leone, che a sua volta aveva ucciso il leopardo e che a sua volta aveva ucciso la iena, morì di una morte lenta e dolorosa in un secchio di metallo bollente sconfitto nel suo orgoglio dalla furbizia di una lepre.
La lepre ormai non aveva fretta. Aspettò che il fuoco si spegnesse. Poi aspettò che il secchio si raffreddasse. Poi tolse la pesante pietra dalla parte superiore del coperchio del secchio. Gettò via i resti carbonizzati del mamba nero prima di ripulire il secchio.
La lepre divenne proprietaria di tutti i beni del mamba nero morto, del leone morto, del leopardo morto e della iena morta. Attraversò il fiume con diverse canoe a noleggio. Vendette tutti i beni nei villaggi al di là del fiume e tornò a casa molto ricco.
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