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Il Consiglio per i diritti umani: perché gli Stati Uniti ne escono?

Newark 28.08.2018 Jpic-jp.org Tradotto da: Jpic-jp.org

Il 19 giugno scorso, gli Stati Uniti hanno annunciato che si ritiravano ufficialmente dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU. Questo gesto rimette il Consiglio per i diritti umani (CDU) sotto i riflettori.

Il Consiglio per i diritti umani è un organismo delle Nazioni Unite (UNHRC, in inglese United Nations Human Rights Council), con sede a Ginevra. Il CDU è responsabile della promozione e della protezione dei diritti umani in tutto il mondo e chiamato ad affrontare situazioni di violazioni dei diritti umani formulando raccomandazioni per eliminarle. Il Consiglio è composto da 47 Stati membri dell’ONU, che sono eletti dall'Assemblea generale ed è quindi un organo sussidiario dell'Assemblea generale, e lavora a stretto contatto con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Creato il 15 marzo 2006 con la risoluzione 60/251 ha sostituito la Commissione per i Diritti Umani dell’ONU. La sua prima sessione si è svolta dal 19 al 30 giugno 2006. Un anno dopo, il Consiglio ha adottato un pacchetto di risoluzioni istituzionali per orientare i suoi lavori e istituire le procedure e i meccanismi necessari. Tra questi vi è l'Esame Periodico Universale, il  Comitato consultativo, che funge da "gruppo di riflessione" del Consiglio e assicura competenze e consulenza su questioni tematiche relative ai diritti umani, e la Procedura di denuncia, che consente a individui e organizzazioni di portare le violazioni dei diritti umani all'attenzione del Consiglio anche con un rapporto ombra contro il proprio governo.

L'Esame Periodico Universale (EPU) è un processo, che comporta la revisione dei registri dei diritti umani di tutti gli Stati membri dell’ONU, offre l'opportunità ad ogni Stato di dichiarare quali azioni ha intrapreso per migliorare le situazioni dei diritti umani nel suo paese e per adempiere agli obblighi in materia di diritti umani. L'EPU è stato concepito per garantire parità di trattamento per ogni paese quando vengono valutate le situazioni dei diritti umani. Il suo scopo ultimo è migliorare i diritti umani in tutti i paesi e affrontare le violazioni dei diritti umani ovunque si verifichino.

Il CDU lavora anche con le Procedure Speciali stabilite dall'ex Commissione per i diritti umani e assunte dal Consiglio. Queste procedure sono gestite da relatori e rappresentanti speciali, esperti indipendenti e gruppi di lavoro che controllano, esaminano, consigliano e pubblicano relazioni su questioni tematiche o situazioni relative ai diritti umani in determinati paesi.

Revisione del Consiglio

Al momento della creazione dell'CDU, l'Assemblea generale dell’ONU decise che, dopo cinque anni dalla sua creazione, il lavoro e il funzionamento del Consiglio dovevano essere rivisti nella stessa Assemblea generale. Ulteriori informazioni sulla revisione e sui risultati del 2011 sono disponibili all'indirizzo Human Rights Council review. Nel giugno 2016, il Consiglio ha celebrato il suo decimo anniversario con diversi eventi.

Una task force per i servizi del segretariato, l'accessibilità e l'uso delle tecnologie dell'informazione è stata istituita nel luglio 2011. È incaricata di studiare le questioni relative al miglioramento dei servizi di segreteria del Consiglio e dei suoi meccanismi, l'accessibilità al lavoro del Consiglio per le persone con disabilità e la fattibilità dell'uso della tecnologia dell'informazione.

Durante la 22ª sessione del Consiglio, nel marzo 2013, sono state messe in atto misure aggiuntive per migliorare l'accessibilità all'CDU per le persone con disabilità. Per maggiori informazioni vedi in inglese, Panels and discussions of the Human Rights Council made accessible to persons with disabilities.  

Come mai allora gli Stati Uniti hanno deciso di lasciare il CDU, in altre parole quali sono le critiche rivolte all’CDU? Da quando Trump è entrato alla Casa Bianca, gli Stati Uniti si sono datti da fare con tutti i mezzi diplomatici a disposizione per eliminare quelli che pensavano fossero i difetti critici del CDU, prima di tutto il persistente pregiudizio contro Israele e l’abilità di paesi abituali violatori dei diritti umani, come il Ruanda e Cuba, di riuscire ad entrare nel Consiglio. Su questa critica c’è da chiedersi se Russia e gli stessi Stati Uniti rispettano meglio di altri i diritti umani.

Serie critiche di diversi Stati convergono, invece, sullo staff amministrativo e sul suo daffare per ridefinire i diritti umani con nuovi strani significati. È il caso dell'aborto, del controllo delle nascite promosso dagli Stati, della libera scelta dell'identità sessuale e la descrizione del matrimonio con significati di ogni genere. Ci sono poi cose che lo staff amministrativo cerca di implementare esorbitando dalle sue attribuzioni e cercando di imporle agli Stati membri dell’ONU.

Quali riforme sarebbero necessarie? Il ritiro degli Stati Uniti influirà sul suo sostegno finanziario e sul suo impegno con il Consiglio, con gli esperti dell’ONU per i diritti umani e con l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani? In che modo gli Stati Uniti continueranno a portare avanti la loro agenda sui diritti umani? Molte sono le domande senza risposta. Ciò che è chiaro è che il ritiro degli Stati Uniti dal CDU è da tempo nella lista dei desideri di alcune organizzazioni conservatrici come la Heritage Foundation che ha ospitato una conferenza sul tema dell'ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Nikki Haley.

Diversi Stati vorrebbero ritornare all’idea iniziale che considera i diritti umani internazionali nella sfera civile e politica, lontano dai cambiamenti sociali che vedono i "codici del linguaggio" come mezzo per far sì che le persone "si sentano meglio". Il dibattito su diritti politici contro diritti sociali nel campo dei diritti umani è un retaggio della Guerra Fredda. Questo dibattito, tuttavia, è ormai il più complesso labirinto che dal 1948 insabbia la riflessione sui diritti umani. Il personale del CDU non è privo di responsabilità per la confusione che si è creata. Ad esempio, hanno preso posizione per rivendicare un falso diritto internazionale all'aborto; tuttavia continuano a promuovere nuovi diritti basati sull'identità di genere ripetutamente respinti dall'Assemblea Generale dell’ONU. Questo fa dire alla Haley che l'CDU "il più grande fallimento dell’ONU" ed ha sottolineato che il consiglio è diventato il più politicizzato dei Consigli dell'ONU. Questo però non è dovuto solo all’atteggiamento illiberale e all’astio del Consiglio per Israele. I diritti umani fondamentali sono stati indeboliti dall'esplosione del numero dei diritti umani e dei gruppi che li promuovono. Causa non ultima del problema è la propensione del CDU e degli Stati membri dell’ONU a dirigersi all'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani. L’enorme burocrazia di questo ufficio (vedi Human Rights Council Subsidiary Bodies) controlla un insieme di organi, trattati e titolari di mandati speciali che spesso hanno spinto i diritti sociali all'estremo.

Haley e i suoi collaboratori dicono trasferendosi a New York promuoveranno nel 3° comitato dell'Assemblea generale dell’ONU le questioni che avrebbero portato al CDU di Ginevra. Tuttavia, l'ordine del giorno di questo comitato è in gran parte fissato dal CDU e dall'ufficio dell'Alto Commissario a Ginevra. Dicono anche di voler promuovere i diritti umani nel Consiglio di sicurezza perché "quando agiamo per proteggere i diritti umani agiamo per prevenire i conflitti". Portare il dibattito sui diritti da Ginevra al Consiglio di sicurezza potrebbe essere invece come mettere la volpe nel pollaio. Il Comitato per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, ad esempio, ha firmato un patto con un Consiglio di sicurezza: ora da tempo questo comitato ribadisce senza averne alcuna autorità, che esiste un diritto umano universale all'aborto.

Per approfondire il tema: vedere in inglese Welcome to the Human Rights Council. Nella stessa pagina ci sono I link per lo spagnolo e il francese

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