Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Sangue e lacrime delle donne sud sudanesi

CC. Ufficio dell'Alto Commissariato dell'UNHCR 16.08.2024 Innocent Queency Rappresentante delle donne sopravvissute Tradotto da: Jpic-jp.org

“Mi rivolgo a voi per condividere una raccolta di storie che getta luce su degli episodi profondamente inquietanti di maltrattamenti e crimini che si verificano sotto l'egida delle Nazioni Unite in Sud Sudan, in particolare causando sofferenze alle donne sud sudanesi. Questa straziante raccolta, intitolata ‘Sangue e lacrime delle donne sud sudanesi: Vittime di abusi dell’ONU’, svela gli indicibili crimini e abusi subiti da queste donne, alcuni dei quali coinvolgono un membro dello staff dell'UNHCR, il signor E. S. N. U.”.

Queste storie rivelano un aspetto preoccupante del lavoro umanitario in Sud Sudan, dove le donne vulnerabili che cercano rifugio e sostegno si ritrovano vittime di violenza, sfruttamento ed altri atti impensabili. Esponendo queste atrocità, speriamo di far luce sull'urgente bisogno di responsabilità e di un cambiamento sistemico all'interno del sistema ONU.

Questa raccolta di storie porta alla luce episodi specifici e non intende infangare la reputazione dell'intero UNHCR o del suo personale. Lo scopo è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che anche all'interno di organizzazioni che si propongono di promuovere la sicurezza, esistono individui che tradiscono la fiducia riposta in loro, causando danni incommensurabili e perpetuando la stessa sofferenza che dovrebbero alleviare.

È importante affrontare queste storie con sensibilità e con la dovuta prudenza nel verificare le accuse presentate. Riteniamo fondamentale fornire alle vittime una piattaforma per condividere le loro esperienze, nel rispetto della loro dignità e privacy.

Il Sud Sudan è stato tormentato da orrori inimmaginabili e, tra queste atrocità, un nome spicca per infamia: E. S. Membro del personale dell'UNHCR, non è solo uno stupratore ed un assassino, ma anche il capo di una banda criminale che devasta la vita di donne e bambini sud sudanesi innocenti. A rendere ancora più angosciante questa situazione è il fatto che egli opera sotto la copertura di un'organizzazione internazionale che ha lo scopo di proteggere e fornire assistenza alle persone.

Sfruttando la sua posizione di responsabile delle risorse umane, E. S. attira astutamente giovani donne nella sua trappola promettendo loro un impiego presso l'UNHCR. Molte vite sono state silenziosamente perse per mano di E. e della sua banda, ma quando le autorità dell'UNHCR sono state allertate di questi fatti mostruosi, hanno fatto finta di niente, permettendo a E. di continuare il suo regno di terrore.

L'elenco delle atrocità commesse dal gruppo di E. è terribilmente lungo, e comprende omicidi, stupri di gruppo e rapine a mano armata. Non solo operano sotto la protezione del personale delle Nazioni Unite, ma godono anche dell'appoggio di alcuni funzionari governativi corrotti che sembrano lavorare attivamente contro la pace nel proprio paese. In questa rete di corruzione si conta il fratello di E. S., E.P. S., membro del sistema giudiziario del Sud Sudan, che protegge attivamente i membri della banda dall'arresto o dalla detenzione.

Non è possibile comprendere la profondità della depravazione di E. È stato imprigionato a Juba il 23 dicembre 2020 per maltrattamenti, torture e l'omicidio dell'ex moglie e della figlia. I genitori, addolorati, non sanno dove sia stato deposto il corpo della figlia. Tuttavia, sfruttando il suo status di membro del personale dell'UNHCR e l'influenza del fratello E., E. è riuscito a comprarsi l'uscita di prigione.

In un altro incidente straziante, E. ha drogato e violentato una collega durante una festa organizzata nell'ufficio dell'UNHCR. Nel disperato tentativo di coprire il suo atto atroce, ha cercato di costringere la donna ad abortire la gravidanza che ne era scaturita, ricorrendo a minacce per farla tacere. Quando la donna si è rifiutata di obbedire, la banda di E. ha invaso la sua casa con il favore delle tenebre, sottoponendola a un brutale stupro di gruppo e lasciandole il corpo sfregiato da ferite di machete. Solo l'intervento di vicini inorriditi l'ha salvata da un destino ancora peggiore.

L'effetto a catena della depravazione di E. si estende ben oltre le sue vittime dirette. Un fratello della vittima, incapace di sopportare l'umiliazione pubblica e l'aggressione della sorella, si è tragicamente tolto la vita.

Questo sinistro membro del personale UNHCR ha scatenato un dolore insondabile in noi donne del Sud Sudan, lasciandoci col dubbio se le Nazioni Unite siano davvero qui per aiutarci o se siano diventate uno strumento di oppressione.

Le nostre lacrime scorrono incessanti, i nostri sonni sono tormentati dagli incubi ed i nostri cuori soffrono per le innumerevoli ragazze sud-sudanesi che sono state vittime di questi spregevoli gruppi di bande, che operano sotto l'apparenza di un'organizzazione benevola. È imperativo che l'UNHCR indaghi a fondo su queste denunce, ritenga E. S. responsabile dei suoi crimini ed assicuri che sia fatta giustizia per ogni vita innocente che è stata spezzata.

Noi, donne del Sud Sudan, chiediamo giustizia e protezione proprio all'agenzia che è stata istituita per salvaguardare i nostri diritti. Che le nostre voci collettive, unite nel dolore e nella determinazione, possano elevarsi al di sopra dell’umiliazione e della sofferenza sopportate sotto la bandiera dell'UNHCR. Che le nostre voci risuonino in tutto il mondo, affinché il sangue e le lacrime delle donne sudanesi non siano più ignorate.

Testimonianze di due vittime per svelare gli orrori di E. e della sua banda.

Le storie condivise da M. e N. illuminano la realtà oscura e contorta che innumerevoli donne sud-sudanesi hanno subito per mano di E. S. e della sua banda. Queste testimonianze sono sconvolgenti e offrono uno sguardo sulle esperienze traumatiche subite da queste coraggiose sopravvissute.

M., vittima di violenza sessuale, ha inizialmente incrociato E. mentre lavorava come addetta alle pulizie presso l'ufficio dell'UNHCR. Fidandosi delle sue raccomandazioni, ha seguito le sue istruzioni per raccogliere i questionari per le interviste in un hotel. Non sapeva che questo atto di cieca fiducia avrebbe portato a un'orribile prova. E., pretendendo favori sessuali in cambio dei documenti, ricorse a drogarla per raggiungere il suo macabro obiettivo. Riprendendo conoscenza ore dopo, M. si ritrovò livida, ferita e violata. L'entità del suo dolore fisico ed emotivo era inimmaginabile e le fu asportato l'utero danneggiato. Temendo per la sicurezza della sua famiglia, scelse di nascondere l'identità dei suoi stupratori, vivendo con il trauma ed il peso del suo segreto.

N., un'altra sopravvissuta, racconta una storia di manipolazione e sfruttamento. Alla ricerca disperata di un lavoro, ha domandato l'assistenza di E. dopo essere stata selezionata per un colloquio. Eccitata dalla possibilità di avere un impiego, ha accettato le sue richieste di favori personali. Le conseguenze di questa scelta furono devastanti. N. rimase incinta e fu costretta ad abortire. Il tributo fisico fu elevato, con la perdita dell'utero. Ad aggiungere insulto al danno fu la falsa promessa di matrimonio di E., che la ingannò per due anni prima di rivelare la sua intenzione di sposare un'altra donna. Umiliata e caduta in disgrazia pubblicamente, la vita di N. si è ulteriormente deteriorata. Tragicamente, suo fratello, spinto alla disperazione dall'incessante pressione e torture per mano della banda, soccombe al suicidio.

Oltre a questi racconti strazianti, si sostiene che E. segua pratiche di stregoneria che usa per ingannare e controllare le donne, sue vittime. Le sue pratiche oscure e le sue tattiche manipolatorie evidenziano ulteriormente la natura diabolica di questo pericoloso individuo.

L'immenso dolore e i traumi subiti da M., N. e da numerose altre vittime non possono essere cancellati o dimenticati. Queste donne coraggiose hanno scelto di fare luce sui crimini raccapriccianti commessi da E. e dalla sua banda, portando l'attenzione sull'urgente necessità di giustizia e protezione per le persone vulnerabili del Sud Sudan. Le loro storie svelano il vero volto del male e chiedono che vengano accertate le responsabilità, non solo per E., ma anche per tutti coloro che hanno permesso il perpetuarsi dei suoi crimini.

Possano le loro testimonianze servire come elemento cruciale, accendendo una determinazione collettiva per sradicare il male che minaccia la vita e il benessere delle donne sudanesi. L'UNHCR deve condurre un'indagine approfondita, ritenere E. S. responsabile dei suoi atti efferati e garantire la sicurezza e la protezione di tutte le persone vulnerabili affidate alle sue cure. Ascolti l’ONU le loro voci di resilienza e di sfida, spezzando le catene della paura e aprendo la strada alla giustizia e alla guarigione.

Per ulteriori informazioni, contattare la rappresentante delle donne sopravvissute Innocent Queency iqueency1@gmail.com

Disclaimer: La pubblicazione di queste storie non solo esporrà la verità di questi atti orrendi, ma servirà anche da catalizzatore per le necessarie discussioni e riforme all'interno delle Nazioni Unite, garantendo la sicurezza e la protezione degli individui vulnerabili. Amplificando le voci di queste donne sud-sudanesi, la loro pubblicazione può contribuire alla conversazione globale sulla garanzia di responsabilità e sulla protezione di coloro che cercano rifugio e sostegno in contesti umanitari. Non ci è possibile verificare la veracità di queste informazioni per questo abbiamo sostituito i nomi con sigle. Tuttavia i tre documenti allegati emanati dall’ufficio dell’ONU, escludono ogni dubbio sulla consistenza generale di queste accuse.

Vedere, UNHCR: Heightened risks, violations and sexual violence reported by civilians fleeing Sudan, e South Sudan: ‘hellish existence’ for women and girls, new UN report reveals e Conflict-related sexual violence against women and girls in South Sudan un documento publicato direttamente dall’ONU

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