Forse sono storie all’antica, ma fanno bene al cuore e fanno parlare di lei anche gli altri per i quali la Mamma è anche la Madre Terra, è anche la saggezza ancestrale che guida i passi di chi si apre alla vita.
Quando Dio creò la mamma (Bruno Ferrero - Da 40 storie del deserto)
Il buon Dio aveva deciso di creare... la Madre. Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand’ecco comparire un angelo che gli fa: «Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?».
E Lui: «Sì, ma hai letto i requisiti dell’ordinazione? Deve essere completamente lavabile, ma non di plastica... avere 180 parti mobili tutte sostituibili.., funzionare a caffè e avanzi del giorno prima... avere un bacio capace di guarire tutto, da una gamba rotta a una delusione d’amore... e sei paia di mani».
L’angelo scosse la testa e ribatté incredulo: «Sei paia? ».
«Il difficile non sono le mani» disse il buon Dio, «ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere».
«Così tanti?».
Dio annuì. «Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda: ‘Che state combinando lì dentro, bambini?’ anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere quel che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio: ‘Capisco, e ti voglio bene’».
«Signore» fece l’angelo sfiorandogli gentilmente un braccio «va’ a dormire. Domani è un altro...».
«Non posso» rispose il Signore. «Ho quasi finito, ormai. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tener fermo sotto la doccia un bambino di nove anni».
L’angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità. «È troppo tenera» disse poi con un sospiro.
«Ma resistente!», ribatté il Signore con foga. «Tu non hai idea di quel che può fare o sopportare una mamma».
«Sa pensare?».
«Non solo, ma sa anche fare ottimo uso della ragione e venire a compromessi», ribatté il Creatore.
A quel punto l’angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia.
«Qui c’è una perdita», dichiarò.
«Non è una perdita», lo corresse il Signore. «E una lacrima».
«E a che serve?».
«Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine e orgoglio».
«Ma sei un genio!» esclamò l’angelo. Con sottile malinconia, Dio aggiunse: «A dire il vero, non sono stato io a mettercela, quella cosa lì». Non è stato Dio a creare le lacrime. Perché dobbiamo farlo noi?
Il Canto di Mamma Africa
Una fiaba, ispirata alle tradizioni orali africane, che parla della Madre Terra e il ruolo dei più giovani nel proteggerla.
In un tempo lontano, quando la terra era giovane e gli animali parlavano con gli uomini, viveva Mamma Africa, la Madre di tutti i viventi. Con la sua voce melodiosa, cantava ogni mattina per svegliare il sole e ogni sera per far addormentare la luna. Il suo canto portava la pioggia sui campi assetati, faceva fiorire gli alberi e guidava gli uccelli nel loro volo.
Un giorno, gli uomini iniziarono a dimenticare il rispetto per la terra. Tagliavano gli alberi senza piantare nuovi semi, cacciavano gli animali senza bisogno e inquinavano i fiumi. Mamma Africa, addolorata, smise di cantare. Il sole esitava a sorgere, la luna si nascondeva e la terra divenne arida.
I bambini, sentendo la mancanza del canto che li aveva sempre accompagnati, decisero di cercare Mamma Africa. Attraversarono deserti e foreste, fino a trovarla seduta sotto un baobab, con le lacrime agli occhi.
"Perché piangi, Mamma?" chiesero.
"Perché la mia voce non può più cantare su una terra che soffre," rispose.
I bambini promisero di insegnare agli adulti a rispettare la natura. Piantarono alberi, pulirono i fiumi e curarono gli animali feriti. Vedendo il loro impegno, Mamma Africa sorrise e il suo canto tornò a risuonare, più forte e dolce che mai.
Ascolta i consigli di tua madre
Un giorno, in una casa mancavano le provviste e allora una mamma disse al figlio: “Andiamo da tuo zio. E passando attraverso la foresta, potremo arrivarci questa sera”. E così si misero in cammino. Cammin facendo, il figlio vide una grande pianta di arance. Si arrampicò e si mise subito a succhiarle. Sua madre gli chiese: “Buttami qualche frutto. Ho sete”. Prendendola in giro, il figlio le gettò soltanto le bucce. La madre fece silenzio. Poco dopo, incontrarono un piccolo banano. Il figlio, aiutandosi con un grosso bambù, vi salì e mangiò le banane più mature. Sua madre gli domandò: “Gettami una o due banane”, ma il figlio le mandò solo le bucce. Più avanti, videro delle piante di mango e là, lui mangiò dei deliziosi manghi, ma non diede a sua madre che i noccioli. Vedendo il cattivo cuore di suo figlio, la madre lo lasciò sull’albero e continuò la sua strada. E il ragazzo, quando discese dalla pianta e riprese la pista, si perse, perché non conosceva ancora il sentiero della foresta…e forse, oggi, sta ancora cercandolo.
Dice il proverbio: “Ascolta la voce di tua madre, ti aiuterà nella vita”. La mamma prepara le provviste per il viaggio, ci mette solo cose buone e quello che lei prepara è un sostegno per il viaggio. Dà dunque fiducia a tua madre, accetta quello che ti dà, ascolta i suoi consigli e tutto ciò ti farà del bene per la tua vita”. Dice il proverbio, La corda nuova si riannoda alla vecchia. La madre è il simbolo di tutto quanto è trasmesso dagli antenati. In kinande, la lingua dei Banande che popolano il Nord Kivu, si dice: oMwana molo akalya nase, Il ragazzo per bene è chiamato a mangiare insieme ai genitori, ma Omwana mutsivu akayikula ngundi, il ragazzo testardo taglia il cordone ombelicale, si allontana dalla saggezza della famiglia.
Lascia un commento