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Le piramidi del Sudan

Science et Vie 28.12.2024 Auriane Polge Tradotto da: Jpic-jp.org

Con più piramidi dell'Egitto, il Sudan ospita un patrimonio poco conosciuto. Questi monumenti, testimoni della grandezza del regno di Kush, raccontano una storia affascinante spesso dimenticata

Nel mezzo del deserto sudanese, a centinaia di chilometri dalle famose piramidi di Giza, si trova un insieme di monumenti poco conosciuti che testimoniano una civiltà altrettanto affascinante. Le piramidi del Sudan, resti del regno di Kush, superano quelle dell'Egitto e rivelano una complessa storia di conquiste, scambi culturali ed innovazioni architettoniche. Sparse in diversi siti, tra cui la necropoli di Meroe, incarnano l'influenza di una potenza africana a lungo oscurata dai faraoni egiziani. Ma perché questi tesori sono così poco conosciuti dal grande pubblico?

Le origini delle piramidi sudanesi

Le piramidi sudanesi affondano le loro radici nell'affascinante storia del regno di Kush, che fiorì nella regione della Nubia, a sud dell'Egitto, a partire dall'VIIIᵉ secolo a.C..

I re kushiti, soprannominati i Faraoni Neri, stabilirono il loro potere su una vasta area geografica che si estendeva da Assuan a Khartoum, svolgendo un ruolo centrale negli scambi culturali e commerciali tra l'Africa subsahariana e l'Egitto.

Nel 770 a.C., Piye, il primo re kushita della 25ᵉ dinastia, conquistò l'Egitto ed unificò il territorio sotto il suo dominio. Affascinato dalle piramidi egizie utilizzate come tombe, chiese che venisse costruita una piramide per la propria sepoltura. Questa scelta architettonica segnò l'inizio di una tradizione duratura: i re e le regine di Kush adottarono le piramidi come simbolo di potere e prestigio. Gli abitanti del regno costruirono le prime piramidi nella necropoli di El-Kurru, vicino a Napata, la loro prima capitale.

Queste piramidi sono più piccole ma hanno angoli molto più ripidi. Riflettono una maestria tecnica unica. Il loro design fonde influenze locali ed egiziane, offrendo un simbolismo ricco e complesso. I rilievi incisi rivelano dettagli sulle pratiche religiose. Descrivono anche la vita quotidiana ed i rituali funerari kushiti.

La necropoli di Meroe

Dopo aver perso l'Egitto, i Kushiti si ritirarono verso sud. Stabilirono la loro nuova capitale a Meroe, vicino al Nilo. Questo sito divenne rapidamente il cuore della loro civiltà. Divenne anche il luogo principale per la costruzione delle piramidi. Oggi nella necropoli di Meroe rimangono circa 200 piramidi. La maggior parte fu eretta tra il IIIᵉ secolo a.C. ed il IVᵉ secolo d.C..

Le piramidi di Meroe sono impressionanti per la loro densità e la loro disposizione unica. Testimoniano la prosperità del regno durante questo periodo. A differenza delle piramidi egizie, furono utilizzate principalmente come tombe reali. Ospitavano le tombe di 41 sovrani e di numerosi nobili kushiti. La loro struttura snella e le proporzioni compatte riflettono uno stile architettonico distinto. Questo stile è stato adattato alle risorse limitate di questa regione semi-arida.

Gli scavi archeologici a Meroe hanno portato alla luce molti oggetti preziosi. Tra questi, gioielli d'oro, ceramiche raffinate e statue notevoli. Queste scoperte confermano la raffinatezza culturale dei Kushiti. Dimostrano inoltre l'importanza di Meroe come centro religioso ed economico. Il sito illustra anche l'importante ruolo politico svolto dal regno kushita.

Una storia dimenticata e trascurata

Nonostante il loro grande valore storico, le piramidi sudanesi non hanno ricevuto l'attenzione delle piramidi egiziane. Nel XIXᵉ secolo, l'avventuriero italiano Giuseppe Ferlini distrusse diverse piramidi alla ricerca di tesori. Le sue spedizioni causarono danni enormi, con molti monumenti parzialmente o totalmente distrutti. Questi atti hanno privato il mondo di una ricchezza culturale insostituibile.

Le piramidi di Meroe hanno sofferto anche per decenni di incuria ed instabilità politica in Sudan. Dagli anni Cinquanta, le successive guerre civili hanno frenato gli investimenti per la conservazione. A differenza delle piramidi egiziane, quelle sudanesi restano poco conosciute. Pochi visitatori vi si avventurano, nonostante la loro importanza storica unica.

Anche i recenti conflitti hanno aggravato la situazione, come sottolinea IFLScience. La mancanza di fondi per il restauro, unita alle difficili condizioni climatiche, ha accelerato il deterioramento delle piramidi. Alcune strutture sono state restaurate, ma molte continuano a crollare per mancanza di risorse sufficienti a proteggere questo tesoro archeologico.

Tuttavia, stanno nascendo alcune iniziative. Inserite nella lista del Patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 2011, le piramidi di Meroe stanno finalmente godendo di un crescente riconoscimento internazionale. Campagne di sensibilizzazione mirano ad attirare l'attenzione su questi monumenti e sono in corso progetti di restauro, anche se limitati dalle condizioni socio-economiche del Paese.

Vedi, Les pyramides du Soudan : un trésor méconnu aussi riche que l’Égypte

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