All'ONU si discute il Trattato sul Commercio di Armi (TCA) che la società civile vuole forte, globale, obbligatorio e che includa la trasparenza anche nella compra-vendita di armi. Nel sito Web delle Nazioni Unite c’è già una pagina, UNODA, dove i governi possono registrare i loro acquisti e le loro vendite di armi. Perché non lo fanno?
Si vuole che nel TCA ci siano norme chiare e obbligatorie per tutti i Governi nella compra e vendita di tutte le armi: quelle pesanti –carri armati, sottomarini, elicotteri, aerei, missili, navi di guerra- e le armi piccole e leggere, o convenzionali -fucili, pistole, granate, mine-. I governi, inoltre, dovrebbero impegnarsi a vietare le transazioni di tutte queste armi con i paesi e le organizzazioni che non assicurano il rispetto dei diritti umani.
Oggi quasi nessun’arma è costruita per intero in un solo posto: la produzione si è specializzata nei diversi elementi che poi sono trasportati e montati nel posto di destino. È evidente poi che un fucile senza munizioni è solo uno strano bastone di passeggio. Controllare solo il commercio di armi "intere" e non i suoi elementi e le munizioni, è come chiudere una porta per aprire una finestra.
Il processo di questo controllo è già iniziato in forma volontaria. Il sito Web delle Nazioni Unite ha una pagina, UNODA, dove i governi possono registrare i loro acquisti e le loro vendite di armi. Il sottotitolo è: Rinforzare la pace e la sicurezza con il disarmo. Questo Web, per adesso, è solo in inglese: il francese e lo spagnolo sono in costruzione. Facciamo insieme un esercizio.
Se puntiamo il cursore su un paese, s’illuminano delle linee che conducono agli stati con chi quel paese ha commercio d’armi. È quasi un gioco. Sotto la mappa, inoltre, appaiono le immagini di 7 armi pesanti -ai quali presto si aggiungeranno le armi piccole e leggere-. Sopra le immagini delle armi, ci sono i titoli che permettono di scegliere l'anno, il paese, l’arma cui il lettore è interessato. Facciamo un esempio.
Se adesso paragono le due pagine, noto enormi differenze; è un problema non solo del Messico: per tutti i paesi registrati nel sito, i 2/3 dei dati non corrispondono.
Vediamo un esempio concreto: il commercio di armi tra USA e il Messico, all'ultima linea. Solo nel caso di compra-vendita delle 5 navi da guerra i dati corrispondono; per gli elicotteri militari, il Messico dichiara di averne comprati 41 dagli USA, ma gli USA dichiarano non averne venduto nessuno al Messico. Gli USA dichiarano aver venduto al Messico 34 carri armati ma il Messico non dichiara nessun acquisto. Cos’è questa faccenda?
Il fatto è che queste dichiarazioni sono solo per i Paese membri dell'ONU: paesi e organizzazioni che non ne sono membri non sono registrati. Fino ad oggi, inoltre, solo 180 su 193 paesi membri hanno dichiarato il loro commercio: ecco una ragione delle differenze. In più, la dichiarazione è volontaria: sul sito si pubblicano non i dati reali, bensì quello che ogni paese dichiara liberamente, senza obbligo né che siano complete né che siano vere; così alcuni dati sono reali altri no. Inoltre, i paesi non usano sempre gli stessi criteri: alcuni dichiarano la vendita nella data in cui il contratto è stipulato, altri quando spediscono la merce, altri quando la ricevono, con il risultato evidente di una certa confusione. Sembra, infine, che le dichiarazioni dei paesi esportatori d’armi siano, in generale, più veridiche di quelle degli importatori.
Tuttavia questo Web è un buon primo passo: se un paese non dichiara nulla, o dichiara zero in compra-vendita d’armi, è già sospettato. È il caso della Repubblica Democratica del Congo: non ha dichiarato nulla quando tutti sanno delle sue guerre; e dell'altro Congo, Repubblica Popolare, che non dichiara nessuna importazione, mentre sono 5 i paesi che dichiarano di avergli venduto armi. Neanche Ruanda avrebbe comprato armi: però 6 paesi dichiarano che sì se le hanno vendute.
Curioso è il caso degli USA: a quanti Paese e quante armi ha venduto! Inoltre dichiara di non aver trasferito armi a Ruanda e a Uganda quando tutti conoscono la presenza di Africom e molti li hanno visto con i loro occhi -durante la guerra dei sei giorni a Kisangani, per esempio-. Nel commercio tra USA e Israele, altro esempio, non c'è nessuna corrispondenza per nessun tipo di armi tra le dichiarazioni di vendite e quelle di compra.
In più, in queste settimane Wikileaks ha rivelato l'operazione militare Rapido e Furioso del Governo federale USA che ha venduto 2.000 armi, tra esse il terribile AK-47, ai cartelli della droga del Messico con l’idea di seguirne le tracce per arrivare ai compratori narcotrafficanti. Le armi invece sono sparite nel vasto Messico e sono già 300 le persone che sono state uccise o ferite con queste armi -trovate dopo sul posto dei crimini-. Rapido e Furioso è un’operazione studiata, negoziata e approvata da Washington e dal Governo del Messico, un accordo dunque di una certa legalità. Tuttavia, il Congresso USA e il parlamento Messicano chiedono conti ai loro presidenti e il presidente Obama invoca il suo diritto giurisdizionale per occultare i dati su quanto è successo mentre il Congresso nordamericano reclama la verità sul fallimento dell'operazione. E la poderosa Associazione Nazionale dei Fucili –sic- degli Stati Uniti, (NRA, nella sigla inglese), chiede la condanna del procuratore Generale di Giustizia, Erick Holder, per quest’operazione, con l’accusa: Quelle armi furono e saranno usate durante decenni per uccidere messicani e nordamericani innocenti. [L'operazione] fu fatta per poi incolpare i proprietari d’ armi degli USA per la violenza dei narcotrafficanti messicani.
Questo Web è già quindi un’opportunità per gli Stati di mostrare trasparenza nel loro commercio d’armi. Alcuni, come Australia, lo fanno. È evidente che un governo non trasparente ha qualcosa da nascondere. Ha ragione quindi la società civile di chiedere che il TCA stabilisca norme chiare e obbligatorie perché la compra-vendita d’armi sia dichiarata sempre. Se tutti i Paese lo facessero, si potrebbe esigere anche che l'uso delle armi sia conforme alla Carta Magna delle Nazioni Unite e al rispetto dei Diritti umani: non sarebbero risolti certo tutti i problemi di violenza, ma sarebbe un gran passo in avanti.
Veda A short film about guns anche in www.youtube.com/watch?v=PuUPYILnPsc
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