Le tende degli abitanti del deserto sono un concentrato di tecnologie, uso di materiali e design particolarmente adatti all'ambiente - per questo hanno tipologie diverse - e allo stile di vita di chi è sempre pronto a rimettersi in viaggio.
“Il primo tè è amaro come la vita; il secondo, dolce come l'amore; il terzo, forte come la morte”. Yislim recita l'antico detto dei nomadi del Sahara mentre sua moglie sorveglia la teiera che bolle su un piccolo braciere alimentato con i carboni del fuoco della sera precedente. Intorno c'è un vuoto infinito, solo sabbia bruciata dal sole e dune mutevoli modellate dal vento, ma all'interno della piccola tenda l'atmosfera è avvolgente e fresca, come se fosse un miraggio.
Le tende dei nomadi del deserto sono l'apice assoluto dell'architettura. Riescono a coniugare perfettamente semplicità, tecnica, economia di risorse, resistenza e leggerezza; è impossibile non rimanere affascinati dalle loro forme sinuose ed elementari o dalla maestria con cui vengono montate velocemente, o smontate e caricate sui dromedari.
Non esiste un'unica tipologia di tenda: come accade per le case, le diverse latitudini e condizioni climatiche, le specifiche tradizioni locali o la disponibilità di alcuni materiali piuttosto che altri hanno portato allo sviluppo di modelli molto diversi tra loro. Tuttavia, quasi tutte sembrano richiamare con le loro forme le dune circostanti, generando quel dialogo unico tra paesaggio e architettura che solo le costruzioni e le tecnologie tradizionali possono raggiungere.
La tenda berbera è chiamata anche tenda nera perché storicamente era realizzata con lana di capra nera. È sostenuta da una coppia di pali centrali in legno alti circa 2,5 metri e collegati da una traversa; altre versioni più grandi richiedono l'inserimento di più coppie di legni di diversa altezza. L'ancoraggio del telo di copertura al terreno avviene con una serie di robusti tiranti paralleli alle cuciture, per ridurre al minimo il rischio di strappi.
Il risultato è una copertura dalla forma organica in grado di offrire una minima resistenza al vento, il principale fattore di rischio per la stabilità delle strutture in questi paraggi; gli spazi tra i limiti del telo di copertura e il terreno vengono chiusi con ulteriori teli più leggeri o lasciati aperti durante la stagione estiva per consentire il passaggio dell'aria.
Il Mauri khaima tradizionale riesce a ottimizzare ulteriormente le risorse: il grande telo quadrato di lana o cotone della copertura è forato nella parte superiore in modo da poter essere sostenuto da un unico alto palo di legno centrale, che le famiglie si tramandano da generazioni. Altre varianti diffuse tra i Tuareg o nelle zone tra Somalia, Kenya ed Etiopia sono tende realizzate con stuoie o pelli al posto dei teli e con strutture realizzate con rami ricurvi che possono raggiungere una forma a semicupola.
Il deserto insegna che tutto ciò che è superfluo è un peso che può anche diventare letale. Spesso, quindi, gli oggetti svolgono più di una funzione o possono essere facilmente riconvertiti a seconda delle necessità; è il caso delle amache per bambini, che servono per riporre i mobili durante il giorno e come borse per trasportare le suppellettili quando si viaggia.
Tra i nomadi moreschi, invece, è molto diffuso l'amchaghab, o amsaqqab, un semplice tavolo realizzato con piedi in legno finemente intagliati e decorati, collegati da traverse e tiranti su cui vengono appoggiati cuscini, coperte e suppellettili. In viaggio, lo stesso oggetto, capovolto, diventa una comoda portantina che permette a bambini e donne di viaggiare a dorso di dromedario.
Sembrano racconti dell'antichità, eppure ancora oggi decine di migliaia di persone costruiscono ed abitano queste meraviglie dell'ingegno; le nuove tecnologie ed i nuovi materiali hanno parzialmente modificato alcuni elementi senza però alterare le caratteristiche complessive delle strutture.
I robusti teli di cotone per la copertura, rinforzati con doppie cuciture e trattati con impermeabilizzanti, hanno sostituito da anni la lana di capra o le pelli delle tende tradizionali, così come i tondini d'acciaio per il cemento armato sono diventati valide e resistenti alternative ai pali perimetrali o ai picchetti per i tiranti, che anticamente erano realizzati con grovigli di arbusti che venivano interrati nella sabbia.
All'interno, lo spazio apparentemente indistinto è invece ben suddiviso in aree maschili e femminili, dove solitamente si trova lo spazio per il focolare ed il telaio. I pavimenti sono ricoperti da stuoie decorate, che spesso anche l'interno sono rivestite da tessuti più leggeri decorati con motivi geometrici e colori vivaci.
Il sole pomeridiano filtra attraverso i tessuti colorati e crea un'atmosfera onirica ricca di riflessi e sfumature, come le finestre di una cattedrale gotica. Una cattedrale essenziale, austera ed effimera, nel cuore del Sahara. (Federico Monica/Africa) - (123rf)
Lascia un commento