Giustizia, Pace, Integrità del Creato
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Il leopardo, il cane e la tartaruga

Newsletter Missionari Comboniani 15.08.2024 Equipe dei Missionari Comboniani Tradotto da: Jpic-jp.org

C'era una volta un leopardo. Aveva un enorme albero di noci di cocco che era davvero pieno di noci di cocco. Avaro com'era, però, proibiva a tutti di toccare le sue noci di cocco e minacciava di ucciderli se lo avessero fatto. Il racconto ci ricorda: “Non fidarti di un bugiardo anche se dice la verità” (Makua, Mozambico), ma anche: ‘Non si conosce un vero amico fino se non nei momenti difficili’.

Anche la tartaruga era a conoscenza del divieto, ma quando vide le noci di cocco mature non poté più resistere alla tentazione. Andò dal cane, suo buon amico, e gli disse: “Caro amico, le noci di cocco del leopardo sono mature. Ne vuoi un po?”.

“È da molto che le desidero”, confessò il cane, “ma ho paura”. “Se vieni, cercherò di prenderne un po'. Andiamo domani”, concluse la tartaruga. “Ma dobbiamo partire molto presto”.

La mattina dopo, all'alba, partirono. La tartaruga portava il suo vecchio borsone sotto il braccio e disse: “Ascolta, amico. Ho un consiglio da darti. Mentre siamo sotto l'albero potrebbe caderti una noce di cocco in testa; promettimi che non griderai, ma sopporterai con pazienza, dicendoti: Makembekembe ma motu la motu!”. Il cane rispose: “Perché dovrei gridare? So che il leopardo potrebbe sentirci e ci branerebbe in un attimo”. “È vero”, disse la tartaruga, “ma tu potresti salvarti correndo come il vento, mentre io verrei sicuramente presa”.

Arrivarono sotto l’albero di cocco. Per terra c'erano noci di cocco bellissime e in abbondanza. La tartaruga cominciò a raccoglierle e a metterle nel suo borsone. Anche il cane era tanto felice della raccolta che la tartaruga aveva difficoltà a tenerlo buono. All'improvviso si sentì un fruscio di foglie e un grosso cocco cadde sul groppone della tartaruga. Ma la tartaruga la raccolse sussurrando: “Makembekembe ma motu...”. Poi disse al cane: “Vedi? Puoi fare lo stesso anche tu”.

Poco dopo ci fu un altro fruscio tra le foglie e cadde un altro cocco, ma questa volta sulla testa del cane: “Ahi! Ahi!”, guaì il cane gettando via la borso e scappando verso casa sua.

“Oh cielo! Sono persa!” disse la tartaruga che già sentiva arrivare il leopardo. Fece appena in tempo a nascondersi sotto le foglie quando il leopardo arrivò. Trovò subito la borsa del cane.

“Ecco”, pensò con rabbia, ”qui ci sono dei ladri! Pagheranno per questo”. Cominciò a cercare, ma invano. Nel frattempo, la tartaruga si era rifugiata sotto le radici del cocco.

Il leopardo stava per andarsene quando un uccellino verde e bianco cominciò a cantare: “Sotto l'albero! Sotto l'albero!”. Il leopardo allora cominciò a scavare con gli artigli finché non scoprì la povera tartaruga. “Ah!”, gridò trionfante, ”Sei tu il ladro. Ora ti porto a casa e vedrai”. Stava per metterla nella sua nuova borsa, quando la tartaruga gli disse: “Mio caro amico, non mettermi nella tua borsa, è nuova e te la rovinerei; mettimi in questa mia vecchia”.

“Hai ragione”, disse il leopardo. “Starai bene anche in quella vecchia”.

La tartaruga sapeva che la sua vecchia borsa aveva un buco attraverso il quale poteva scappare. Si mise subito all'opera: spostò dei fili, ne ruppe altri e riuscì a farsi cadere sull'erba.

Corse subito a casa, si riposò un po' per riprendersi dallo spavento e poi andò dal suo amico cane per dirgliene quattro. Nel frattempo, anche il leopardo era arrivato a casa e ordinò subito di mettere l'acqua sul fuoco per farla bollire. Poi mandò ad invitare i suoi amici al banchetto per mangiare insieme la tartaruga.

Gli ospiti arrivarono, l'acqua cominciava a bollire e il leopardo aprì senza pensarci due volte il vecchio borsone. Ma la tartaruga non appariva. Frugò disperatamente tra le foglie e le noci di cocco che cadevano rumorosamente a terra attraverso un buco. A quel punto si rese conto di come la sua preda fosse riuscita a fuggire. Gli ospiti non riuscirono a trattenere le risate e alcuni accusarono il leopardo di essersi preso gioco di loro. Così, tra gli scherni e gli insulti, se ne andarono. Il leopardo, furioso, si sdraiò sul letto e pensò a come vendicarsi.

La disavventura non intaccò minimamente l'amicizia tra il cane e la tartaruga. Al contrario, continuarono a frequentarsi, discutendo allegramente della loro avventura fallita. Il cane colse l'occasione per promettere che, dopo la loro esperienza, non avrebbe detto una parola anche se gli fossero cadute in testa cento noci. Così, alla fine, decisero di tentare una seconda spedizione. Il giorno stabilito partirono alla volta dell'albero di cocco.

La tartaruga portava con sé una grande borsa in cui raccogliere le noci. Cercava di tenere il cane vicino per evitare che facesse altri sbagli. Trovarono molte noci di cocco e lavorarono in fretta per andarsene il prima possibile. Ma proprio mentre stavano per partire, sentirono il solito fruscio e una noce cadde sulla schiena del cane che corse via guaendo. La tartaruga non ebbe il tempo di girarsi che già stava tra gli artigli del leopardo.

Il leopardo corse con gioia a casa sua. Il cane non era andato molto lontano e, nascosto dietro un cespuglio, vide il leopardo mettere la tartaruga nella sua nuova borsa. Provò rimorso e cominciò a pensare seriamente a come salvare la sua amica. Cosa poteva fare?

Andò da uno stregone a chiedere consiglio. Lo stregone prese delle lunghe collane di conchiglie, aggiunse dei campanelli e altri ninnoli che facevano rumore e avvolse il tutto intorno al cane, camuffandolo bene; poi gli legò alla coda una zucca piena di sassolini e gli diede le istruzioni dell’uso.  “Vai subito al fiume e nasconditi lì. Tra poco i servi del leopardo verranno ad attingere acqua; quando saranno vicini, salta loro addosso abbaiando e dimenandoti come un matto. Scapperanno tutti; nemmeno il leone potrà resisterti”, disse lo stregone.

Il piano piacque al cane e subito andò al fiume. Nel frattempo, il leopardo, giunto a casa, riunì di nuovo i suoi amici, accese un bel fuoco mentre teneva d’occhio la sua preda e, quando gli ospiti furono riuniti, mostrò loro la tartaruga. Era giunto il momento di metterla in pentola quando si accorse che non c'era acqua. Mandò subito i suoi servi al fiume mentre, nel frattempo raccontava loro come aveva catturato la tartaruga ladra. Era ancora in alcuni particolari della storia quando i servi arrivarono trafelati gridando di terrore. Non riuscivano a trattenersi mentre blateravano che al fiume c'era un mostro così terribile che per miracolo non erano morti di paura.

“Sciocchezze!” disse il leopardo e chiese ad alcuni amici di andare ad attingere acqua. Ma presto anche loro tornarono, fuori di sé per lo spavento e confermarono il racconto dei servi. Allora il leone si alzò e disse con disprezzo: “Andrò io e da solo! Quale mostro oserebbe affrontarmi?”. Ma presto tornò anche lui, tremante e con la criniera tutta arruffata.

Tutti furono pieni di stupore. “In tutta la mia vita”, disse il leone, ”non mi è mai successo nulla di simile. Deve esserci qualche stregoneria, perché quello che ho visto non era una bestia, ma un mostro orribile che mi è balzato addosso e mi ha fatto cadere a terra terrorizzato. Ma sono saltato in piedi con coraggio e sono riuscito a scappare”.

Il leopardo era fuori di sé. Nessuno osava più andare al fiume. Tutti parlavano del terribile mostro come se l’avessero visto. Anche il leopardo aveva paura, ma poi ebbe un'idea. Si mise in mezzo agli ospiti e disse: “Cari amici, grazie per essere venuti e per aver cercato di aiutarmi. Anch'io credo che al fiume ci sia una bestia così terribile da spaventare persino il leone. Ma sono convinto che se andiamo tutti insieme, possiamo catturarla e ucciderla. Avremo un boccone in più per la nostra cena”.

A questo discorso seguì un mormorio generale. Gli animali si consultarono tra loro: i più forti decisero di tentare l'impresa e i più timidi si unirono a loro. Alla fine, l'intero gruppo si mosse con il leone e l'elefante in testa, seguiti dal leopardo.

Un pensiero dominava tutti: “Cosa succederà quando arriveremo al fiume?” Quando l'ultimo animale ebbe lasciato la casa, anche la tartaruga si mise in cammino, ma in direzione opposta. Aveva intuito lo stratagemma del cane per salvarlo. Ma come se la sarebbe cavata di fronte all'intero esercito della foresta? Ora era lei a preoccuparsi dell'incolumità del suo amico. Ma lungo il sentiero della foresta, il cane le venne incontro, sorpreso e felice di vederla sano e salva.

Il leopardo e i suoi amici si stupirono quando, giunti al fiume, trovarono tutto tranquillo e silenzioso. Tornarono indietro delusi, mentre il leopardo sorrideva sotto i baffi, pensando alla tartaruga da cucinare. Ma non rise più quando a casa scoprì che la tartaruga era scappata di nuovo.

Allora tutti se ne andarono, riempiendolo di insulti e giurando che non avrebbero mai più accettato un suo invito. Invece, grande era la gioia del cane e della tartaruga nel ritrovarsi di nuovo a casa al sicuro. “Perdonami”, disse il cane. “Non importa”, rispose la tartaruga ”Sei stato bravo e mi hai salvato la vita. Ma è meglio che non andiamo più a rubare noci di cocco! È troppo pericoloso. “(Racconto popolare del popolo Kikuyu, Kenya - Pixabay)

Vedi, Oral Literature. The Leopard, the Dog and the Tortoise

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